Page 553 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               gionieri italiani che si trovavano in condizioni di estrema debolezza mori-
               vano generalmente dopo breve tempo in seguito a banali malattie infetti-
               ve. Però prima dell'estate non ci fu altro provvedimento se non un maggior
               controllo  sanitario  per gli  uomini  cui  era  stata  diminuita  la  razione  ali-
               mentare; e ciò  solo  affinché non si  verificassero crolli di  massa.  I medici
               che  eseguivano  il  controllo  si  rendevano  del  resto  conto  di  essere  tenuti
               ad applicare criteri rigidi.  Se un caso verificatosi alla Volkswagen veniva
               considerato  rappresentativo,  essi  li  applicavano  in  modo veramente fer-
               reo. Là  un  internato militare,  dopo essere  stato visitato  da  un  medico  e
               considerato  idoneo  al  lavoro,  morì  sul  posto  di  lavoro.
                    Senza entrare in ulteriori particolari della vita quotidiana dei prigio-
               nieri italiani si deve ancore una volta richiamare alla memoria che questi
               soffrivano soprattutto il freddo perché mancavano indumenti adatti al clima,
               coperte, lenzuola e combustibili. Stando alle fonti ufficiali gli internati mi-
               litari  erano  fra  tutti  i  prigionieri detenuti  nei  campi  di  concentramento
               quelli che si trovavano nelle condizioni più miserevoli. A volte erano rico-
               perti di soli stracci. Talvolta vengono descritti mezzi nudi. Ancora nell' ot-
               tobre del  1944 il Ministero degli Esteri a Berlino si lamentò per esempio
               presso  il  Comando  Supremo  della  Wehrmacht  che  la  situazione generale
               ed in particolare quella del vestiario di un gruppo di 250 internati milita-
               ri,  impiegato  in  lavori  nelle  trincee  presso  Kalzig,  era  molto  peggio  che
               quella di tutti gli  altri uomini -  compresi i cosiddetti Ostarbeiter (operai
               dell'est)  -  che  facevano  lo  stesso  lavoro.ml
                    Comunque, in effetti gli italiani catturati si  trovavano generalmente
               al penultimo posto nella gerarchia dei prigionieri del Terzo Reich.  Secondo
               la  testimonianza di Enrico  Zampetti furono  considerati "delle bestie"  di
               cui  si  parlava  "con sommo  disprezzo".<36l
                    Questo disprezzo  fu  così palese che gli  stessi  rappresentanti della Re-
               pubblica di Salò riferirono alloro governo che, dal modo di comportarsi
               dei tedeschi con gli italiani, appariva chiaro come quest'ultimi fossero consi-
                                       7
               derati "esseri inferiori".  <3 l  E dalla documentazione tedesca risulta chiara-

               (35)  Ibid., p. 3: Auswiirtiges  Amt n. R.  15868, Berlin,  den 20. Oktober  1944, An  das
                    Oberkommando  der  Wehrmacht,  Chef des  Kriegsgefangenenwesens,  Torgau.
               (36)  E.  Zampetti, Dal Lager.  Lettera  a  Marisa, a  cura di  O. Orlandi e C.  Sommaruga,
                    Roma,  Edizioni  Studium,  1992,  p.  281,  26.8.1944.
               (37)  Relazione  n.  5,  Belgrado,  24  settembre  1944,  Al  Sig. generale  Morera Umberto,
                    Addetto Militare e Capo M.M.I.G., Berlino, f.to  Il Colonnello capo del nucleo Bi-
                    scuola, Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del Duce (R.S.I.), busta
                    22,  fascicolo  15 3,  sottofascicolo  4.










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