Page 548 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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GLI  INTERNATI  MILITARI  IN  GERMANIA                            545

               quella  del  20 gennaio  1944: <9)  "Questa mattina  mi  sono  alzato  meglio
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               ho chiesto visita, febbre 3 7, 7 raus [via} al lavoro, ho lavorato tutto il gior-
               no a caricare vagoni di terra al freddo,  non so come abbia fatto è passato
               anche oggi. Ora ho tutta la faccia gonfia da una parte e d'altra con un po' di
               febbre e la  vita avanti sveglia  alle 4,30 lavoro dalle 6  alle  6.  sto  [!}  male
               e l'unica consolazione e pararsi dalle botte. Chissà se verrà quel giorno?"
                    Il  18 marzo  1945  il giovane contadino -  quasi in fin  di vita -  fu
               trasferito in un campo da cui molti internati ammalati vennero evacuati,
               ma  lui  non  era  più  in  grado  di  sostenere  un  ulteriore  viaggio.<30)
                    Per prendere in esame alcune particolarità dell'internamento appare
               giusto  affrontare  innanzitutto la  questione  dell'assistenza  sanitaria  degli
               internati militari italiani.<30 In questo settore la  situazione era tale da de-
               stare chiaramente scandalo. Ad  esempio  l'ufficiale  italiano  che  svolgeva
               la funzione di anziano del campo di GroG  Hesepe, una filiale  dello STA-
               LAG IV C di Bathorn nell'Emsland, fece  mettere a verbale che qui mori-
               vano  spesso  ufficiali  anziani  poiché a  loro  veniva  rifiutata  la  necessaria
               assistenza medica. Nell'Oflag 367 di Czestochowa, in Polonia, nel febbraio
               del  1944 circa 1'80%  degli  allora  pressappoco  2200  prigionieri  ebbero
               a soffrire di edemi da fame;  e come negli altri campi del "Governatorato
               Generale" dal 30 al 40%  si  ammalò di T. B.C.  Fra di loro vi  furono  casi
               gravi di tubercolosi polmonare. Tuttavia fu  impossibile ottenere nell'arco
               di  otto  mesi  un letto  in  ospedale  anche  per  un  solo  internato  militare.
                   Esiste una relazione del tenente di complemento Antonio Bozzini sul-
               l'ospedale per italiani di Meppen dove l'autore arrivò il  10 novembre 1944.
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               Si legge fra l'altro: <3 > "L'ingresso si  svolge con la solita ormai conosciuta
               gentilezza  dei  tedeschi  sintetizzata  da  'schnell,  schnell,  italiano Schei6e'.
               In una stanzetta della baracca Comando, due sgherri si  precipitavano sul
               'suo' bagaglio; per requisirlo e anche dopo le innumerevoli perquisizioni
               subite fino  ad ora, trovano ancora qualche cosa da depredare" tra i "po-
               chi stracci rimasti"  al  Bozzini.  Questo fu  accompagnato ad una baracca



               (29)  Ibid.,  p.  143.
               (30)  Ibid.,  p.  77.
               (31)  Cfr. al riguardo G. Schreiber, "Gli internati militari ed i tedeschi (1943-1945), in:
                   Fra  sterminio  e sfruttamento,  ci t.,  p.  31-62,  ed  in  particolare  p.  50-57.
               (32)  L'Alto Commissario per i prigionieri di guerra, n.  1711  Pol./C.  19 C di prot., Ro-
                   ma,  25  maggio  1945, Oggetto:  Trattamento prigionieri di guerra  italiani in  Germania
                   (in  allegato  la  relazione:  "Un  ospedale  per  i  prigionieri  italiani  in  Germania"),
                   A.U.S.S.M.E.,  I-3,  cartella  163  F  n.  3.








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