Page 552 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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GLI INTERNATI MILITARI IN GERMAN IA 549
militari tale obiettivo poté essere raggiunto solo di rado perché la maggior
parte di loro praticava un "mezzo rifiuto" del lavoro: senza dubbio si trat-
tava di una forma di resistenza passiva e voluta.
Dopo che Hitler in persona aveva deciso di occuparsi del problema,
il Comando Supremo della Wehrmacht stabilì di mettere in ginocchio tutti
i prigionieri italiani che continuavano ad opporre un rifiuto. Alla fine di
febbraio del 1944 detto comando emanò perciò l'ordine di correlare l'ali-
mentazione degli italiani con il rendimento e, in caso che esso fosse stato
scarso, di ridurla a tutta la squadra, senza preoccuparsi di coloro che si
fossero prestati di buon grado al lavoro.
Questa punizione indifferenziata avrebbe dovuto causare divisioni
fra gli internati. Come presso le squadre che lavoravano a cottimo nelle
quali gli operai tedeschi, che volevano salvaguardare i loro stipendi, sta-
vano bene attenti affinché i prigionieri di guerra ed i lavoratori coatti -
che facevano parte della squadra - rispettassero le cadenze di lavoro. Così
si cercava, collegando le razioni al rendimento, di porre gli italiani - rag-
gruppati in una stessa squadra - gli uni contro gli altri. Cioè i dirigenti
tedeschi speravano che gli irriducibili presenti nelle unità lavorative sa-
rebbero stati costretti dai loro compagni, sottoposti collettivamente alla
minaccia di vedersi ridotti i viveri, a fornire il rendimento richiesto.
D'altro canto, il principio dell'alimentazione proporzionata al rendi-
mento non era soltanto inumano ma risultava anche controproducente.
Ne fu prova un esperimento di grandi dimensioni, riguardante proprio
il nutrimento, eseguito dal Kaiser-Wilhelm-Institut fiir Arbeitsphysiologie a Dort-
mund nell'estate del 1944. Insieme ad altri prigionieri vi presero parte
internati militari. Con un vitto più abbondante e un trattamento più umano
essi fornirono prestazioni a volte assai al di sopra del rendimento dei la-
voratori tedeschi.
Viene inoltre ricordato il fatto che alla metà dello stesso anno il Go-
verno del Reich dovette accondiscendere a garantire agli internati militari,
allo scopo di migliorarne le condizioni sanitarie e accrescerne la capacità
produttiva, razioni supplementari di vitto, altrimenti si sarebbe messo a
rischio un loro crollo totale, cosa che l'economia di guerra non avrebbe
potuto facilmente sopportare.
A questo punto, in effetti, la situazione si presentava catastrofica. Gli
italiani che si ammalavano erano in notevole aumento e la percentuale dei
morti cresceva a ritmo incalzante. Alla Daimler-Benz di Mannheim i pri-
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