Page 112 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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               daco Dozza.  E a  Bergamo,  a  Brescia,  a Verona  con  Casati e Gasparotto
               alla  testa  dei  Gruppi  di  Combattimento.  E a  S.  Alberto  nel  Comacchio
               e a Cesena dove Umberto rimase ospite dei gruppi partigiani. A Piratello
               nei  pressi di Imola,  mentre si  trovava  con alcuni partigiani fu  coinvolto
               in una imboscata.  Nei dintorni di Ravenna furono gli  stessi  partigiani a
               voler sminare un tratto diroccato dove sarebbe dovuto passare il principe.
                   Infine ricordo quando egli  atterrò fortunosamente nei pressi di Fer-
               rara a causa di una nutrita reazione contraerea,. correndo il rischio di es-
               sere  catturato.
                   Scrisse il generale Clark nel suo libro sulla V Armata americana: "La
               cooperazione di  Umberto di Savoia fu sempre vivissima. Più di una volta mi attra-
               ;;ersò  la  mente l'idea  che,  come  rappresentante  di  Casa  Savoia,  egli fosse  pronto  a
               morire in  battaglia contro  i tedeschi.  In  verità  mi parve più volte  che  Umberto  di
               Savoia fosse  travagliato dal sentimento della  necessità  di  riparare al danno  recato
               all'onore dell'Italia e quindi fosse non solo pronto a morire, ma che si esponesse volon-
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               tariamente  alla  morte''. < 4>
                   Mi avvio alla conclusione accennando ad un altro aspetto dell'azione
               del Luogotenente; quello della difesa dell'integrità e dell'identità naziona-
               le,  particolarmente sentito dal discendente della dinastia nel cui nome era
               avvenuta  l'unificazione  del  Paese.
                   Già nell'ottobre del  1943, il principe ereditario si  era posto concre-
               tamente il problema del separatismo siciliano tanto più che lo Stato italia-
               no, in quel drammatico momento, non era in grado di porsi, e tanto meno
               di  risolvere,  tale  questione.
                    Mentre a  Brindisi  il  Governo  del  Re  doveva  fronteggiare  i  difficili
               problemi della caduta del fascismo,  della  sconfitta militare con le  sue di-
               struzioni materiali e morali,  delle  pesanti clausole  dell'armistizio,  per le
               strade di  Palermo  si  inalberavano  tre  bandiere:  quella  con  la  Trinacria
               in campo giallo-cremisi, quella a stelle e striscie, e quella dell'V nion Jack.
               Il tricolore, cioè l'emblema della sconfitta, era stato bandito e cancellato.
               Un'idea dell'unità nazionale veniva sostituita con quella più vantaggiosa
               della federazione agli Stati Uniti o alla Gran Bretagna. Sembrava di essere
               tornati  ai  tempi  dell'indegno  motto  "Pranza  o Spagna pur che  se  magna",
               o al periodo più recente del regno borbonico, quando la Sicilia reclamava
               la  sua  indipendenza da  Napoli,  ma  poi Catania  non voleva  sottostare a


               (24)  M.  W.  Clark,  L 'Armata americana.  Campagna  d'Africa e d'Italia,  Milano  1952.








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