Page 119 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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LA  RIPRESA  DELLE  RELAZIONI  INTERNAZIONALI  DEL  REGNO  DEL SUD   119

                  In primo luogo, una ritardata separazione di responsabilità dal fascismo;
                  in secondo luogo, la  pretesa di sostenere da un lato che questa guerra
                  fosse  stata combattuta dal fascismo e non dall'Italia e dall'altro la  pre-
                  tesa  di  rappresentare la  continuità giuridica dello Stato e del governo
                  legittimo;
                  in  terzo  luogo,  l'onta  dell'8  settembre.

                    Dobbiamo qui,  seppure brevemente,  spiegare  perché 1'8  settembre
               fu  vissuto  e sentito come un'onta. Ciò  che ci  si  deve domandare in sede
               storica non è se il governo del re e di Badoglio avesse il diritto di chiedere
               l'armistizio  (qualsiasi  paese  che  abbia  perso  ogni  capacità  di  resistenza
               ha  il  diritto,  per così  dire  naturale,  di  appellarvisi).  Il  problema  su  cui
               il governo del re e di Badoglio è chiamato a rispondere riguarda i tempi,
               i modi, le forme dell'esecuzione dell'armistizio. E in primo luogo, è chia-
               mato a rispondere circa il fallimento del disegno originario di  "cambiamento
               di fronte " , ossia  del  passaggio,  pur attraverso la  resa,  dall'alleanza  con  la
               Germania a  quella  con la  coalizione anglo-russa-americana. Per cogliere
               questo risultato non bastava che l'esercito italiano cessassé unilateralmen-
               te le  ostilità nei confronti degli anglo-americani, se contemporaneamente
               non fosse stata attuata una coordinata strategia di difesa e di attacco con-
               tro  le  forze  tedesche  da  parte  dell'esercito  italiano  "al  meglio  delle  sue
               capacità''. (S)
                    Un anno dopo, un analogo  "rovesciamento di fronte "  fu  attuato, invece,
               con pieno successo, in circostanze certamente diverse, dal giovane re Mi-
               chele di Romania.  Il  19 agosto  1944, infatti, l'esercito rumeno (37  divi-
               sioni, 460 000 soldati complessivamente) colse i tedeschi di sorpresa con
               una rapida offensiva, la cui intensità crebbe continuamente fino all' elimi-
               nazione delle forze armate germaniche dalla zona sud occidentale del paese.
                    In  Italia  il  ''progetto  di cambiare fronte' '  non fu  attuato  per mancanza
               di  volontà e di  capacità del re,  del  Comando Supremo, dello  Stato Mag-
               giore.  E  il  paese,  lasciato  a  se  stesso,  non  fu  in  grado  di  "effettuarlo". (9)
               La conseguenza dell' 8 settembre fu la polverizzazione dell'esercito, non per
               fellonia del soldato di fronte al combattimento, ma perché anche l'esercito
               fu  abbandonato a se stesso, senza un ordine, senza Comandi. Anche uno



               (8)  Cfr., P. Pastorelli,  "La  cobelligeranza: aspetti  diplomatici dell'attività militare"  in:
                  L'Italia in Guerra. Il quarto anno- 1943, Commissione Italiana di Storia militare, Ro-
                  ma,  1994,  p.  469-475 .
               (9)  P.  Pastorelli,  art.  cit.,  p.  479.








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