Page 144 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
P. 144

144                                                    STEFANO ROMANO


               volte ribadito che alla base della formazione di un ufficiale doveva essere
               posta l'attenzione soprattutto all'iniziativa, perché ciascuno fosse ben co-
               sciente dei  compiti propri e acquisisse la  capacità di  assolverli  in  piena
               autonomia. Poste al bando le futilità, le cose inutili, come chiariva il Capo
               di Stato Maggiore dell'Esercito, Generale Berardi, nella circolare n.  600.
               Ciascuno,  al  proprio livello,  doveva  essere  in  grado  di  istruire  e  tenere
               alla mano il proprio reparto in ogni situazione, senza attendere ordini o
               concedere  deleghe  di  comodo.
                   Sarebbe interessante uno studio approfondito in questa direzione, per
               accertare gli sforzi fatti  a livello teorico e pratico per portare i gruppi di
               combattimento a quel livello di efficienza che seppero dimostrare sul campo
               nell945; anche in considerazione del fatto che, ancora nell'agosto dell944,
               dall'Accademia di  Lecce  non sembravano uscire giovani Ufficiali  prepa-
                             6
               rati e motivati.  < l Parecchie le  dimissioni, modesti i risultati, tanto da far
               meditare sull'opportunità addirittura  di  sospendere  i  corsi  qualora  non
               si  fossero  ottenuti  dei  miglioramenti.
                    Attraverso un'epidermica consultazione dei documenti è possibile ri-
               levare che costanti furono le attenzioni dei vertici nei confronti della pre-
               parazione dei Quadri e della truppa; talvolta le decisioni adottate, su cui
               pesava il  condizionamento costituito dalla  voglia  e dalla  necessità  di  far
               bene,  e  non  ultima la  preoccupazione di  commettere  errori  - anche  di
               natura  diversa  da  quella  strettamente militare  - furono  contraddistinte
               da atteggiamenti che  rasentavano l'assurdo.  Come quando,  ad esempio,
               il  Comando  di  una  Grande  Unità,  interrogato  lo  Stato  Maggiore  Regio
               Esercito, si sentì rispondere da questo che non poteva utilizzare il regola-
               mento per l'addestramento al combattimento in vigore (era quello in uso
               già nel  1940, il nuovo non era stato ancora redatto), perché esso avrebbe
               potuto ''provocare una reazione dei vari partiti politici i quali accuserebbero ... di
               istruire i militari ancora con  i regolamenti adoperati dal decaduto  regime; ...  dare
               la sensazione ai militari delle classi giovani ... di essere istruiti con gli stessi metodi
               delle  organizzazioni fasciste". m Quasi che addestrare le  truppe al combatti-
               mento, ossia impartire loro l'abc di come ci si deve comportare in combat-
               timento sia per vincere sia, molto più importante, per non !asciarci la pelle,
               fosse  un problema eminentemente politico e non attività esclusivamente
               tecnico-militare,  completamente  estranea  a  vincoli  di  natura  ideologica.


               (6)  A.U.S.S.M.E.,  carteggio  13,  busta  191.
               (7)  A.U.S.S.M.E.,  carteggio  110,  busta  143/2.








   II-VOLUME-QUINTO_ANNO.indd   144                                                     07/03/16   14:59
   139   140   141   142   143   144   145   146   147   148   149