Page 269 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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268 MARCO CUZZI
sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica ed inseriti nella Raccolta Ufficia-
le delle Leggi e dei Decreti. Inoltre si stabiliva che il Ministro Guardasigil-
li avrebbe dovuto apporre il proprio visto e il sigillo di Stato su tutti i
decreti. Nel caso in cui il Ministro avesse sollevato un'eccezione alla for-
ma oppure alla sostanza del provvedimento, quest'ultimo sarebbe stato
sospeso in attesa di una decisione del Duce ed un parere del Consiglio
dei Ministri. La reintroduzione delle prerogative di veto del Guardasigilli,
che durante il ventennio erano state incorporate nei pieni poteri del Capo
del Governo, rientrava in quel tentativo di " ritorno controllato alla legalità"
che, almeno teoricamente, era stato tra i primi intendimenti del Governo.
" In questa situazione" , avrebbe scritto nelle sue memorie il Ministro della
Giustizia della RSI Piero Pisenti " l'opera legislativa della repubblica sociale
fu veramente complessa e toccò tutti i rami della vita nazionale" .< l)
In ogni caso, al di là degli intendimenti di Verona e del comprensibile
entusiasmo di Pisenti, la RSI sarebbe rimasta nel corso del 1944 in una
situazione straordinaria e provvisoria, regolata da strumenti altrettanto
straordinari e provvisori, in attesa di un'evoluzione positiva del conflitto
che appariva- ormai alla maggioranza - sempre più improbabile. A quel
punto si rendeva necessaria soltanto la formalizzazione del cambiamento
istituzionale e l'emanazione di decreti che stigmatizzassero definitivamen-
te la fine della monarchia e la conseguente trasformazione dello Stato in
Repubblica. I legislatori della RSI si sarebbero impegnati a "ripulire" l'or-
dinamento legislativo da qualsiasi riferimento diretto o indiretto a Casa
Savoia. All'abolizione della lista civile del re e dell'appannaggio per i principi
della "ex casa regnante", si aggiunsero il proscioglimento dei dipendenti
delle amministrazioni civili dal giuramento prestato al re, la soppressione
degli ordini cavallereschi non conferiti al valor militare la soppressione
della carica di Ministro di Stato ed infine la confisca di tutti i beni mobili
ed immobili di Casa Savoia. A questi provvedimenti, di natura più sim-
bolica che sostanziale, si aggiunsero i cambiamenti nominali negli organi
centrali e periferici dello Stato: i prefetti divennero "Capi delle province";
il Procuratore Generale del Re ed Imperatore venne ribattezzato " Procura-
tore Generale della Repubblica". Di fatto si mantennero gli stessi organi delle
precedenti istituzioni, modificandone più che le prerogative le denomina-
zioni. Il tempo a disposizione era poco, le lotte intestine sempre più estese
e la situazione politico-militare assai precaria per consentire a Mussolini
(l) Piero Pisenti, Una repubblica necessaria (RSI), Volpe, Roma, 1977, p. 120.
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