Page 272 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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LE  STRUTTURE  DELLA  RSI  ED  I  PROCESSI  DI  VERONA            271

               sato, ravvicinando la cittadinanza alle istituzioni. Vennero instituite le  "Con-
               sulte comunali elettive". Nell'articolo primo di tale decreto si leggeva:  "In
               tutti i Comuni è istituita una Consulta eletta direttamente dai lavoratori manuali,
               tecnici ed intellettuali,  iscritti nella confederazione Generale del Lavoro,  della  Tec-
               nica e delle Arti". I membri delle Consulte sarebbero variati da un minimo
               di otto ad un massimo di quaranta a seconda delle dimensioni dei comu-
               ni; avrebbero potuto essere eletti consultori tutti i cittadini domiciliati nel
               comune ed  iscritti  alla  Confederazione  Generale  che  avessero  compiuto
               il ventunesimo anno d'età e avessero goduto pienamente dei diritti civili.
               Con un mandato di quattro anni e con la  possibilità di essere rieletta,  la
               Consulta sarebbe stata presieduta dal Podestà. "La consulta", recitava l'ar-
               ticolo  quinto  del  decreto  "è  chiamata  a  collaborare  col  Podestà,  con  funzione
               consultiva,  nello svolgimento  dell'attività amministrativa che  riguarda particolar-
                                                                         4
               mente l'assistenza, l'elevazione e il benessere delle classi lavoratrici". < > Il Podestà
               avrebbe dovuto sottoporre al parere della  consulta tutti  i provvedimenti
               comunali di ordine finanziario  e tributario,  di  politica mobiliare ed  im-
               mobiliare nonché i regolamenti d'uso dei beni comunali e dei  servizi ur-
               bani. "Modifica importante alla situazione precedente",  avrebbe scritto Pisenti
               "in quanto stava a segnare un inizio di regolamentazione democratica" .o> La com-
               ponente "liberale", della quale il Ministro della Giustizia era uno dei prin-
               cipali esponenti, ottenne con il Decreto del 3 giugno una vittoria per molti
               aspetti insperata. Certamente parlare di "regolamentazione democratica"
               è perlomeno azzardato. Anzitutto, l'elettorato attivo e passivo era ristretto
               alla  Confederazione Sindacale controllata dal Partito fascista.  Il  concetto
               venne ribàdito già nello schema del decreto presentato all'ottava riunione
               del Consiglio dei Ministri da Buffarini-Guidi: "Non si tratta di una parteci-
               pazione indifferenziata di tutti i cittadini,  base del sistema politico e amministrativo
               delle democrazie liberali, ma sibbene di un intervento limitato soltanto a quei citta-
               dini che, per esplicare un'attività lavorativa esplicitamente accertata dalla loro ap-
               partenenza alla Confederazione generale de/lavoro,  della tecnica e delle arti,  hanno
               il diritto  d'intervenire  nella  vita amministrativa  dei  comuni". <6>  Inoltre l' orga-
               nismo aveva compiti esclusivamente consultivi e si limitava ad esprimere
               pareri che, almeno legalmente, non erano vincolanti per il Podestà. A ciò


               (4)  PFR-Federazione dei  Fasci  Repubblicani  di  Milano,  Brigata  Nera  "Aldo  Resega",
                   Principi  e legislazione  della  Repubblica  Sociale  Italiana - Annali del fascismo  repubblicano,
                   vol.  l,  Milano,  1944,  p.  223.
               (5)  Piero  Pisenti,  op. cit.,  p.  121.
               (6)  Edoardo  e  Duilio  Susmel, op.  cit.,  p.  77.








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