Page 374 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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l  MILITARI  ITALIANI  NELLA  RESISTENZA BALCANICA                373

               cheggiavano l'esercito greco alla macchia. L'evento esemplare non mancò
               inoltre di esercitare e costituire un forte potere di attrazione nei confronti
               dei  reparti dispersi e sbandati delle altre unità, che affrontarono lunghe
               marce  per  raggiungere questo  superstite  centro  di  resistenza  italiano.

                    L' 11 settembre a Pertuli - sulle pendi ci orientali del Pindo - il gene-
               rale Infante firmava uno storico "Patto di cooperazione" con il generale
               Sarafis, comandante dell'ELAS (di ispirazione comunista), il colonnello Chris
               della Missione alleata e il colonnello Ratpopulos dell'EDES (di.ispirazione
               monarchica). Patto che, ratificato al Cairo dal comando delle Forze Allea-
               te  del  Medio  Oriente,  anticipava  di  un mese la  dichiarazione  di guerra
               dell'Italia  alla  Germania.
                    Gli  impegni  intercorsi ebbero vita effimera  e  si  vanificarono dopo
               appena alcuni giorni, nonostante l'impegno britannico di sostenere finan-
               ziariamente le  forze  italiane.
                    Non estraneo  a  ciò  furono  sia  l'opzione di  scelta  offerta  ai  soldati
               italiani ("combattenti" o "lavoratori"), sia soprattutto l'atteggiamento dei
               comandi della Resistenza greca, che ben presto palesarono l'intento di ten-
               dere unicamente ad impossessarsi delle nostre armi ed a confinare i nostri
               soldati in "campi di raccolta" che ben poco avevano da invidiare a quelli
               tedeschi.  Con il disarmo forzoso della Pinerolo il "Patto di cooperazione"
               cessava  di  avere  significato  politico  e  militare.
                    E gli uomini, ridotti allo stato di sbandati, cominciarono a vagare per
               i monti, senza meta e senza aiuti, mimetizzandosi con la popolazione locale.
                    Tutto questo appartiene alla  storia  di una delle più tragiche pagine
               della  resistenza  italiana  all'estero:  il  dissolvimento  di  una  Divisione  che
               pure aveva  dimostrato  fermezza  e animosità, e la  morte  di  centinaia  di
               uomini per consunzione, per inedia, per tifo petecchiale, per freddo,  per
               fame,  per  angherie  e  crudeltà  subite.
                    I  nomi  di Neraide e  Karpenision  sono le  risonanze  più bieche  del
               trattamento riservato dai greci ai nostri soldati ridotti a larve umane che
               languivano  in  perpetua  prostrazione,  attendendo  soltanto  la  morte.
                    Ed a questo possiamo aggiungere, senza tema di smentita, l'inumano
               e ignobile mercato  di  prigionieri  affittati  ai  contadini greci  dietro  com-
               penso  sborsato,  il  più  delle volte,  dalle  ignare  missioni  inglesi.
                    1150 caduti, 2250 feriti, 2000 dispersi segnano l'odissea  di.questa
               emblematica  unità.








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