Page 390 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
P. 390

I  PRIGIONIERI  ITALIANI  IN  MANI  ALLEATE                       389

               autorità alleate,  sia  nel  quadro  della  Commissione  Alleata  di  Controllo,
               diventata poi Commissione Alleata, sia nel dialogo con i capi supremi de-
               gli Stati Uniti (e principalmente il Presidente Roosevelt) e della Gran Bre-
               tagna  (e  principalmente  con  il  Premier  W .  Churchill),  sia  infine  con  il
               governo della cosiddetta Francia Libera. È in questo discorso diplomatico
               che  la  realtà  incerta  della  cobelligeranza  andò  ad  urtarsi  contro  sordità
               ed incomprensioni. Da una parte vi era chi negava che la condizione 'nuova'
               di cobelligerante potesse avere ripercussioni automatiche su situazioni che
               erano state prodotte dall'iniziale posizione dell'Italia nel conflitto. Dall'al-
               tra vi era anche chi, come la Francia di De Gaulle, negava all'Italia lo stes-
               so  riconoscimento  di  cobelligerante  non  essendo,  tra  l'altro,  la  Francia
               cofirmataria di nessuno dei due accordi di armistizio dell'Italia, di Cassi-
               bile e di Malta. Quanto all'URSS, si  può dire che in questo problema ub-
               bidiva  a  direttive  proprie  e  se  tendeva  a  dare  al  nuovo  governo  quel
               riconoscimento diplomatico che per primo tra gli alleati concederà nel mar-
               zo  1944,  non  ne  vedeva,  quale  conseguenza  obbligatoria,  la  riconsegna
               dei  prigionieri  di  guerra  nelle  sue  mani.  Infine quale terzo  aspetto della
               nostra ricerca, l'insieme delle decisioni che, sul piano interno italiano, si
               prendono allo scopo di assistere nella prigionia e di organizzare il rimpa-
               trio di  questa  ingente massa  di  militari  dispersi  ai  quattro orizzonti  del
               mondo.
                    Per quanto riguarda il discorso che, a livello diplomatico, le autorità
               italiane fanno  agli  Stati detentori,  esso  non riguarda solamente l'aspetto
               legittimo, ma pur sempre debole, della necessità di fare seguire alla cobel-
               ligeranza  l'esigenza  politica  generale  italiana  di  fare  rientrare  i  militari
               italiani prigionieri nel seno della patria, bensì l'altro aspetto, ben più im-
               portante, di servirsi di costoro nella generale economia di guerra. E que-
               sto aspetto  riguarda sia la  loro  utilizazzione  nello  sforzo bellico  alleato  a
               livello di manodopera tanto più preziosa quanto libera, sia il loro inseri-
               mento in reparti militari nuovi da utilizzare nello sforzo bellico alleato sul
               suolo italiano o altrove,  a fianco  di  quelle truppe dell'esercito del Regno
               del Sud già inserite attivamente nella guerra d'Italia. Interessanti appaio-
               no,  a  questo  riguardo, le  osservazioni che  a  Brindisi vengono sottoposte
               al  capo del governo Badoglio all'indomani  della  dichiarazione di guerra
               alla Germania. " Nessuna o scarsa  notizia sicura giungeva per quanto molte voci
               circolassero, frutto più che  altro  del desiderio popolare:  quali quelle che fosse  stata
               conclusa un'alleanza militare con le Nazioni Unite, che il Maresciallo Messe avesse
               preso  il comando  delle  truppe  italiane in campo,  che  i prigionieri fatti in  Sicilia  e







   II-VOLUME-QUINTO_ANNO.indd   389                                                     07/03/16   15:14
   385   386   387   388   389   390   391   392   393   394   395