Page 394 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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I PRIGIONIERI ITALIANI IN MANI ALLEATE 393
democratica di fronte all'imperativo della lotta contro la Germania. Il se-
condo punto relativo all'aspetto etico di tale nuova collaborazione con le
nazioni alleate che deve "salvaguardare l'umana dignità del Popolo italiano"
nei suoi rapporti con le nazioni interlocutrici. Ed è su questo duplice aspetto
che non sembrava contraddittorio a Brindisi, ma che non era del tutto
recepito dagli Alleati che si doveva svolgere quel dialogo dei sordi anche
riguardo alla sorte dei prigionieri italiani durante l'intero anno 1944, quasi
senza esito positivo.
Dire che il problema della sorte dei militari italiani prigionieri era
in una impasse diplomatica è però troppo poco; in verità era l'intero rap-
porto tra le autorità italiane e gli Alleati che non aveva trovato ancora
la sua armonizzazione e oscillava su piani sempre più negativi. Ben lo fece
osservare Badoglio in una lettera personale a Churchill ed a Roosevelt del
25 febbraio che prendeva in esame l'intero problema delle relazioni reci-
proche e lo considerava nella sua gravità e nel suo immobilismo. Malgra-
do le prove di chiara volontà politica in favore degli Alleati, il capo del
governo italiano lamentava una chiusura sistematica da parte degli Allea-
ti, chiusura che deludeva molte delle aspettative del popolo e non giovava
certo alla causa delle Nazioni Unite. Lapidariamente la lettera affermava.
''Nessun provvedimento sinora è stato preso in favore del cobelligerante ... ''. Quanto
ai prigionieri veniva ribadita l'inaccettabilità delle proposte alleate che umi-
liavano l'Italia: "Ben altra era l'aspirazione del Governo e degli stessi prigionieri.
Entrambi agognavano a formare unità combattenti su qualsiasi fronte a fianco degli
Alleati, ed a formare unità di lavoro sotto inquadramento di ufficiali italiani, con
la condizione di essere considerati come cobelligeranti e collaboratori e non soltanto
come semplici prigionieri di guerra ... " .O t)
Il dialogo tra l'Italia e gli Alleati non riprendeva, né sul piano politi-
co generale, né, tantomeno su quello specifico dei prigionieri di guerra;
ben lo costatava il capo di Stato Maggiore Generale, generale Messe il quale
il 29 luglio, in un Promemoria al segretario generale agli Esteri R. Prunas,
che le potenzialità militari italiane erano enormi a patto di potere convin-
cere gli alleati a dare ai prigionieri la possibilità di entrare nelle nuove
Grandi Unità in formazione nel sud del paese. Le attività diplomatiche,
malgrado questi chiari segni di rifiuto da parte degli alleati non cessarono
del tutto ed il 26 settembre un progetto di trattato generale sulla cobellige-
(11) Il Ministero degli Esteri alla Commissione Alleata di Controllo, Brindisi, 29 gen·
naio 1944, Ibid. p. 164. Se ne veda il testo completo nell'Appendice I.
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