Page 396 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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l  PRIGIONIERI  ITALIANI  IN  MANI  ALLEATE                       395

               che  suscitò  presso  i  militari  nei  campi  di  detenzione  in Gran  Bretagna
               il messaggio natalizio del  1944 dell'ambasciatore Nicolò Carandini a Londra
               per  rappresentare  il  governo  del Regno  del  Sud  (non  certo  col grado di
               ambasciatore visto  lo  stato  incerto  sul  piano  internazionale  del governo
               italiano).  In questo messaggio veniva evocata una svolta prossima del re-
               gime di prigionia, almeno per quelli detenuti nel Commonwealth britan-
               nico.  Divisi, come è già stato  ricordato in cooperatori e non, le  reazioni
               sono contrastanti ma non chiariscono le vere situazioni delle varie qualità
               dei prigionieri di guerra. Le reazioni di tutti sono interessanti perché divi-
               dono ulteriormente le situazioni che si possono evocare. Ricorda il Caran-
               dini  nel  suo  diario,  dopo  essersi  recato  in  vari  campi  di  detenzione  di
               militari italiani in Inghilterra per fare loro un discorso sulla nuova situa-
               zione italiana:  " ...  nei campi di  non-cooperatori,  i più fascisti, si sono  rifiutati di
               ascoltare,  altri hanno  accolto  con freddezza,  altri credono  di  essere  ancora  vittime
               di  'propaganda',  altri non credono che io  rappresenti l'opinione italiana. Poveri fi-
               glioli,  lontani da  tutto,  ignari di tutto,  in uno  stato  d'animo  artificiale, scontenti,
               sfiduciati,  delusi!''.<  13)
                    Di tutt'altro segno sono le reazioni dei cosiddetti " cooperatori" (del-
               le  squadre dei  lavoratori italiani, o ltalian Working Companies),  i quali
               parevano disposti  a  capire quanto  era  successo  in  Italia  in  quei  fatidici
               mesi,  ma in realtà avevano capito assai  poco della vera tragedia italiana
               nella quale neppure la nuova condizione politica annunciata, la cobellige-
               ranza,  appariva dai chiari contorni o implicava evidenze omogenee:  "La
               maggioranza dei campi cooperatori ha fatto buona accoglienza al messaggio,  chiedo-
               no di vedermi, che si ripetano i messaggi alla radio. È la prima volta che qualcuno
               si occupa di loro.  Ma sono tutti lontani dalla realtà, dalla nostra lotta, dalle nostre
               speranze nuove.  Alcuni vorrebbero  tornare a combattere per cacciare i  tedeschi dal-
               l'Italia,  ma anche quelli sono  mossi da un sentimento semplicistico, non  hanno noti-
               zie precise,  si  aggrappano  a  qualche  ragione  nuova  di  vita.  Sono  tutti  vittime  di
               quello che qui chiamano il 'complex del reticolato ',  estranei a tutto, testardi, incapa-
               ci  di  ragionare ... ''.
                    E queste osservazioni che sono della fine dell'anno suonano, per i pri-
               gionieri ancora dietro i reticolati, che sembra persino ridicolo di chiama-
               re reticolati alleati, come il triste presagio di quella che oramai sarà la lunga
               attesa del rientro in patria, in quella patria che doveva ancora vivere molti


               (13)  N. Carandini, "Diario 1944-1945 ", in Nuova Antologia, I. gennaio-marzo  1983, p.
                   193.








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