Page 412 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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GLI INTERNATI MILITARI IN GERMANIA 411
La realizzazione pratica dell'accordo Mussolini-Hitler venne stabilita
da una comunicazione dell'O.K.W., in data 3 agosto 1944, a firma del
feldmaresciallo Keitel, nella quale era scritto che i militari internati sareb-
bero passati a un rapporto di lavoro civile, la Wehrmacht li avrebbe messi
a disposizione del "plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'o-
pera" e gli internati militari da mutare in lavoratori civili si sarebbero
dovuti dichiarare disposti a lavorare nel territorio del Reich sino alla fine
della guerra, nelle stesse condizioni stabilite per la mano d'opera civile
reclutata in Italia. Esclusi dal provvedimento di civilizzazione furono i mi-
litari poco affidabili o ritenuti tali, quelli inabili fisicamente al lavoro, i
prigionieri di guerra e quelli in servizio ausiliario nei reparti della Wehr-
macht, della Luftwalfe e della Flack.
Anche i soldati che rifiutarono di sottoscrivere la dichiarazione della
loro disponibilità al lavoro furono coattivamente considerati come liberi
lavoratori, tanto che alla fine di dicembre 1944 l'ambasciata della repub-
blica sociale in Berlino valutava pari a circa 500 000 gli internati trasferi-
ti allo stato di liberi lavoratori, stima che risulta realistica e confermata
dal capo reparto prigionieri di guerra del Comando Supremo della Wehr-
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macht che, all luglio 1944, aveva segnalato l'esistenza nei campi di Con-
centramento della sua giurisdizione di ben 580 000 internati, presumibil-
mente compresi gli ufficiali ed esclusi coloro che conservavano la qualifica
di prigionieri di guerra.
Quanto agli ufficiali, in seguito ai provvedimenti del gennaio e di
luglio 1944, ne erano rimasti nei campi di concentramento quasi 15 000.
Quelli che avevano accettato di diventare lavoratori civili erano stati circa
3000. Quando, il31 gennaio 1945, i tedeschi diramarono l'ordine di co-
stringere al lavoro anche tutti gli ufficiali, eccezione fatta per gli inabili
e per quelli che avevano superato i 60 anni, la grandissima maggioranza
di essi rifiutò il nuovo status e dei primi 2000 avviati al lavoro coatto mol-
ti finirono in campi di punizione, alcuni vennero fucilati o impiccati. Scrive
lo Schreiber: ''gli ufficiali italiani sarebbero stati obbligati a svolgere ogni genere
di attività in base alle esigenze dei singoli datori di lavoro. In sintesi: prima del
luglio gli ufficiali italiani potevano lavorare con l'approvazione tedesca, dopo dove-
vano farlo contro la loro volontà nel caso che i tedeschi lo avessero chiesto". O l)
(11) Ibidem, p. 408.
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