Page 413 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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412 FILIPPO STEFANI
Considerazioni
Dopo 1'8 settembre 1943 l'Italia venne divisa in due e ognuna delle
due parti venne usata da stranieri come teatro di operazioni. L'Italia centro-
settentrionale divenne quasi una provincia del Terzo Reich, i suoi abitanti
furono soggetti a ogni genere di arbitrio, prepotenza, sfruttamento. Gli
internati militari vennero trattati come veri schiavi e gli ordini criminosi
emanati da Hitler e dal Comando Supremo della Wehrmacht resero subu-
mano il trattamento loro riservato, indice di una nutrita convinzione, pres-
soché generalizzata, circa l'inferiorità della razza italiana, di un sentito
disprezzo della personalità umana e dello spietato sfruttamento di questa.
A dimostrare quanto sia stato crudele e spietato il trattamento dei
prigionieri di guerra, e degli internati militari, dei cosiddetti liberi lavo-
ratori, stanno le perdite subite dagli italiani, valutabili in circa 45 000
uomini: 5200-6300 trucidati nei campi, 13 300 annegati in seguito all'af-
fondamento di navi nel Mediterraneo orientale, 5400 caduti sulla fronte
del teatro operativo orientale. Nel 1982 il Ministero italiano della Difesa,
per il tramite del "Commissariato generale onoranze caduti in guerra" pub-
blicò un fascicolo, riguardante militari italiani deceduti nei Lager, dal quale
risulta che i morti accertati fino a quella data nella Germania occidentale
e orientale erano 20 480, ma faceva presente che il numero finale era sta-
2
to senza dubbio piu che doppio di quello fino ad allora accertato.0 >
Circa le motivazioni che indussero la maggioranza degli internati a
rispondere "no" alle profferte tedesche, esse furono molteplici e multifor-
mi, talvolta anche confuse e incerte, ma sostanzialmente determinate da
un istintiva ripulsa della guerra e delle ideologie fascista e nazional-socialista.
In primo luogo infatti il rifiuto alla collaborazione con i tedeschi fu una
rivendicazione della propria dignità umana e del proprio prestigio milita-
re. La fedeltà alle istituzioni forse venne dopo, ma anche questa costituì
una ragippe fondamentale della resistenza passiva espressa con determi-
natezza dalla gran parte dei militari italiani.
È vero, d'altra parte, che il lavoro coatto imposto subito a tutti sol-
dati ed esteso poi agli ufficiali concorse a una maggiore produttività del-
(l2) Militari italiani caduti nei Lager nazisti di prigionia e di sterminio. Ministero della dife·
sa. Commissariaro Generale Onoranze Caduti in Guerra. Roma, Arri Grafiche di
F. Sanrarelli, 1982.
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