Page 413 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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               Considerazioni

                   Dopo 1'8  settembre 1943 l'Italia venne divisa in due e ognuna delle
               due parti venne usata da stranieri come teatro di operazioni. L'Italia centro-
               settentrionale divenne quasi una provincia del Terzo  Reich,  i suoi abitanti
               furono  soggetti  a  ogni  genere  di  arbitrio,  prepotenza,  sfruttamento.  Gli
               internati militari vennero trattati come veri schiavi e gli  ordini criminosi
               emanati da Hitler e dal Comando Supremo della  Wehrmacht resero subu-
               mano il trattamento loro riservato, indice di una nutrita convinzione, pres-
               soché  generalizzata,  circa  l'inferiorità  della  razza  italiana,  di  un  sentito
               disprezzo della personalità umana e dello spietato sfruttamento di questa.
                   A  dimostrare  quanto  sia  stato  crudele e  spietato  il  trattamento dei
               prigionieri di guerra, e degli  internati militari,  dei  cosiddetti liberi lavo-
               ratori,  stanno  le  perdite  subite  dagli  italiani,  valutabili  in  circa  45 000
               uomini: 5200-6300 trucidati nei campi, 13 300 annegati in seguito all'af-
               fondamento  di  navi  nel Mediterraneo orientale,  5400 caduti sulla fronte
               del teatro operativo orientale. Nel 1982 il Ministero italiano della Difesa,
               per il tramite del "Commissariato generale onoranze caduti in guerra" pub-
               blicò un fascicolo,  riguardante militari italiani deceduti nei Lager, dal quale
               risulta che i morti accertati fino a quella data nella Germania occidentale
               e orientale erano 20 480, ma faceva  presente che il  numero finale era sta-
                                                                                2
               to  senza  dubbio  piu  che  doppio  di  quello  fino  ad  allora  accertato.0 >
                   Circa le  motivazioni che  indussero la  maggioranza degli  internati a
               rispondere "no" alle profferte tedesche, esse furono molteplici e multifor-
               mi,  talvolta  anche confuse e incerte,  ma sostanzialmente determinate da
               un istintiva ripulsa della guerra e delle ideologie fascista e nazional-socialista.
               In primo luogo  infatti il  rifiuto alla  collaborazione con i tedeschi fu  una
               rivendicazione della propria dignità umana e del proprio prestigio milita-
               re.  La  fedeltà  alle  istituzioni forse  venne dopo,  ma anche questa  costituì
               una ragippe  fondamentale  della  resistenza  passiva espressa  con determi-
               natezza  dalla  gran  parte  dei  militari  italiani.
                   È vero, d'altra parte, che il lavoro coatto imposto subito a tutti sol-
               dati ed esteso poi agli  ufficiali concorse a una maggiore produttività del-



               (l2)  Militari italiani caduti nei Lager nazisti di prigionia e di sterminio.  Ministero della dife·
                   sa. Commissariaro Generale Onoranze Caduti in Guerra. Roma,  Arri Grafiche di
                   F.  Sanrarelli,  1982.








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