Page 417 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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                    Oggi è invece possibile allungare lo sguardo alle zone d'ombra poco esplorate, di
               quel periodo, per evitare, come già successo in passato, che certi storici e storiografi inter-
               pretino ai propri fini avvenimenti che,  inquadrati correttamente in uno specifico con-
               testo storico,  non possono certamente arrecare danni o incutere timori alle Forze Armate.

                    In  conclusione per chi vuole leggere onestamente quegli eventi è disponibile già
               una sufficiente  bibliografia: per chi  cerca  testimonianze  ed esempi  esiste  un'abbon-
               dante memorialistica, ed i bollettini ufficiali delle concessioni delle ricompense al va-
               lore.  Non resta, quindi che l'esame attento di particolari aspetti del periodo di nostro
               interesse,  per  meglio  capire  il perché di  alcuni  avvenimenti.
                    Un  compito  delicato.  Per  la  stessa  spigolosità  di  certe problematiche;  da  cui
               però,  è bene non fuggire per evitare che in certe mani diventino capi d'accusa o schele-
               tri nell'armadio.  È per questo che parlando degli arruolamenti accenneremo ad ar-
               gomenti poco discussi e difficili, quale quello delle diserzioni.  Quei militari che compirono
               il loro  dovere  nulla hanno  da  temere;  degli  altri,  è bene  che  si sappia,  perché non
               si  approprino  di  meriti  che  non  appartengono  loro.








                    Il  problema degli  arruolamenti  nel  1944 è forse  quello  che  meglio
               aiuta a comprendere ed a definire i limiti della reale volontà, della massa
               degli italiani, di partecipare alla guerra, di riprendere le armi per la libe-
               razione del territorio nazionale rimasto sotto l'occupazione nazi-fascista.

                    Una volontà,  in verità, che  non appare proprio esaltante 0) anche se
               giustificata da pesanti motivazioni: le dolorose sofferenze patite in tre anni
               di guerra, le distruzioni, le disastrose condizioni economiche, finanziarie
               e alimentari, la sconfitta, il penoso armistizio, il nuovo alleato di pari proter-
               via e arroganza del vecchio, avevano gettato civili e militari in uno stato
               di profonda crisi. Perciò nessuno, in Italia, aveva più voglia di combattere.
                    O  meglio pochi; ed è a quei pochi; che vanno, esclusivamente,  rico-
               nosciuti il merito e l'amrpirevole coraggio di essere andati controcorrente,
               per riacciuffare quei valori, di dignità soprattutto, che distinguono gli uo-
               mini  e  li  rendono  liberi.


               (l)  Sulla scarsa voglia  degli  italiani di  continuare la guerra hanno già scritto Giuseppe
                  Conti, in Il Primo Raggruppamento Motorizzato, SME-Uffìcio Storico, Roma 1986, e Vir-
                  gilio  Ilari,  in  Storia  del  servizio  militare in  Italia,  Vol.  IV,  CEMISS,  Roma  1991.








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