Page 466 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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LE ATIIVITÀ D'ISTITUTO DEI CARABINIERI 465
Milizia, che vi rimase sino al 20 agosto 1944 allorché fu sostituito di fatto
dal suo Capo di S.M. generale Niccolò Nicchiarelli (ostile ai Carabinieri)
per conto dello stesso Mussolini, capo nominale.
La Guardia si appoggiava alle strutture ed aveva un'articolazione ter-
ritoriale direttamente mutuata dall'Arma: Comando generale; Comandi
Regionali e Provinciali (Legioni); Gruppi Presidi (Compagnie); Presidi (Te-
nenze) e Distaccamenti (Stazioni); reparti speciali (ferroviaria, stradale,
investigativa ecc.) e mobili per interventi in ordine pubblico. Il servizio
d'istituto rimase quello tradizionale; rispetto al Sud i militari trattenuti
nella Repubblica Sociale avevano ridottissima libertà di movimento, era-
no pressoché sempre alle dipendenze di comandanti provenienti dalla Mi-
lizia (almeno a livello ufficiali) e, ove possibile, venivano destinati a mansioni
amministrative (soprattutto gli ufficiali) sotto stretta sorveglianza dei te-
deschi. Con questi ultimi non c'era alcun rapporto di collaborazione an-
che perché, pure volendolo per assurdo, non lo avrebbero comunque
permesso; essi volevano assoluta subordinazione (ben diversa situazione
dai Carabinieri Reali al seguito delle truppe alleate).
Altra annotazione: a Sud era importante per lo più tutelare le pro-
prietà delle truppe di occupazione; al contrario al Nord sussisteva il deli-
catissimo problema di difendere la popolazione dalle prevaricazioni naziste,
senza avere mezzi né autorità idonei. A ciò si aggiungeva la ricerca di par-
tigiani, doverosa per il governo repubblichino, ma invisa e ostacolata dal-
l' Arma che anzi era tacitamente o apertamente favorevole alla lotta
clandestina (numerosi carabinieri erano capi e gregari di bande patriotti-
che) e per questo si attirava il sospetto degli invasori e l'odio delle altre
forze di polizia. Non mancano addirittura episodi di conflitto a fuoco du-
rante le pattuglie e le perlustrazioni miste con elementi della Milizia, i quali
chiamavano sprezzantemente i Carabinieri "traditori, badogliani" e "mo-
narchici". Numerosi anche gli assalti alle caserme condotti spesso da gruppi
di delinquenti che si spacciavano per partigiani e, addirittura, da squadre
fasciste che volevano l'incriminazione dei carabinieri come traditori.
A più riprese e a vario titolo i tedeschi cercarono di deportare mili-
tari dell'Arma in Germania. L'ultimo più grave rastrellamento avvenne
tra il 3 e il 4 agosto 1944, partito da Milano e determinato dalla totale
sfiducia nazifascista verso Carabinieri i quali, all'avanzata delle truppe an-
gloamericane su Roma e Firenze, lungi dal ripiegare verso Settentrione,
cercavano di intensificare i rapporti di collaborazione con i partigiani e
si affrettavano a passare le linee.
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