Page 501 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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               Prodotti siderurgici, metalli non ferrosi e loro rottami   876 077 649
               Macchinari per usi civili e industriali, apparecchi e stru-
               menti  di  precisione                                   941 135 168
               Lavori  vari  di  carpenteria,  costruzioni  navali  e  aero-
               nautiche                                                  17 544 000
               Armi  e munizioni  varie                                 235 745 010
               Legnami greggi e lavorati e loro manufatti per qualsia-
               st  uso                                                   20 719 480
               Varie                                                    104081858

                                                           Totale     4 813 149 845
                    Rimandiamo a un recente studio per un'analisi approfondita dell'at-
               teggiamento germanico dopo 1'8 settembre verso l'industria italiana e quella
               bellica in particolare,  <39)  riassumendo invece la prospettiva tedesca utiliz-
               zando un lavoro di carattere generale sull'occupazione tedesca:  "Nel set-
               tembre 1943, dopo l'ingresso dei tedeschi, si era verificata una diffusa paralisi della
               produzione industriale, la quale poté lentamente essere rimessa in movimento soltan-
               to dopo la concessione da parte dello Stato di crediti e il saldo dei pagamenti arretra-
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               ti''.  <  >  L'intento  tedesco  era  ispirato,  in  altri  termini,  al  desiderio  di
               sfruttare in maniera intensiva le  capacità produttive dell'industria italia-
               na,  il  che  implicava anche una precisa  politica  nei  confronti  delle  mae-
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               stranze.  <  >
                    Anche quando Hitler il 6 marzo 1944 prese drastica decisione di de-
               portare il 20 % degli scioperanti, Rahn riuscì ad opporsi con successo ad-
               ducendo, accanto alla considerazione che il movimento partigiano sarebbe
               stato rafforzato, il fatto che i danni alla produzione industriale sarebbero
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               stati gravissimi. <  > In generale, comunque, secondo l'autore, non si può
               parlare di "repressione spietata" per la classe operaia del Nord, della quale
               sia  i  tedeschi  sia  il governo della  RSI  cercavano di ottenere il  consenso,
               ben consapevoli della estrema limitatezza del potere d'acquisto delle retri-
               buzioni. Sul versante imprenditoriale, "L'indignazione per le  misure tedesche
               e la paura del peggio li indussero (gli industriali) a un impegno di collaborazione,
               dietro la promessa che l'Italia non sarebbe più stata trattata come un paese occupato.


               (39)  A. Massignani,  Il Terzo  Reich  e l'apporto  bellico  dell'Italia  dopo  1'8 settembre  1943,  cit.
               (40)  L. Klinkhammer, L'occupazione tedesca in Italia 1943-1945, Torino, Bollati Boringhieri,
                   1993,  p.  200.
               (41)  L.  Klinkhammer,  L'occupazione tedesca  in  Italia  1943-1945,  cit.,  p.  197  sg.
               (42)  L.  Klinkhammer,  L 'ocmpazione tedesca  in  Italia  1943-1945,  cit.,  p.  222.








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