Page 511 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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510 ANDREA CURAMI - PAOLO FERRARJ
versare i fiumi della pianura padana, sicuri di trovarne di pronti in Lom-
bardia.
Parlando di bombardamenti, dobbiamo ricordare le azioni sulla Mac-
chi dell'aprile 1944 e il bombardamento della V sezione aeronautica della
Breda a Bresso. Quelle missioni possono infatti apparire assurde, per il mo-
desto valore bellico dei prodotti aeronautici delle due aziende e per l'eleva-
to costo di ogni bombardamento per gli americani.
In apparenza le linee di produzione del Macchi C.202 e 205 non po-
tevano rappresentare un obiettivo strategicamente valido. I velivoli erano
infatti caratterizzati da un'assurda complessità costruttiva che ne riduceva il
gettito mensile, da una superficie alare modesta che ne limitava la tangenza
operativa a quote inferiori o pari a quelle dei bombardieri che avrebbero
dovuto combattere e da una cronica carenza di propulsori, particolarmen-
te evidente per i Macchi C.202 prodotti dalla Breda, in quanto, prescin-
dendo dalla obsolescenza del velivolo, non vi erano più industrie italiane
che costruissero i Daimler Benz DB 60 l.
D'altronde vi era anche il problema delle continue diserzioni, o più
propriamente delle "perdite di rotta", che perseguitò tutte le azioni aeree
americane, alle quali si aggiungevano gli abbattimenti e gli incidenti di vo-
lo. Per citare il più antico esempio, il 6 settembre 1943 quattro B-1 7F at-
terrarono indenni all'aeroporto di Diibendorf, uno in quello di Maga dino
e un altro in quello di Romanshorn, ovviamente in aerodromi tutti situati
nella neutrale Svizzera. Un'altra giornata di "nebbia fitta" fu sicuramente
il 18 marzo 1944 quando a Diibendorf atterrarono dodici "Fortezze volan-
ti" (nove B-24 e tre B-1 7 G), un B-1 7 G ad Altenrhein e tre B-24 rispetti-
vamente a Dietschwil, a Fehraltdorf e a Diessenhofen, il tutto fortunatamente
senza nessuna vittima, ma con una pesante perdita per l'USAAF, soprat-
tutto in termini di equipaggi operativi.<66)
Un primo elemento è che le autorità germaniche avevano autorizzato,
come per i cantieri navali e gli arsenali terrestri, la prosecuzione di alcune
(66) Chi fosse interessato al problema può riferirsi al bilancio di K. RlES (Deutsche Luft-
walfe uber der Schweiz 1939-1945, Mainz 1978, p. 109-112) ove è riportato un primo
elenco giornaliero degli aeroplani stranieri atterrati in Svizzera. Oltre 160 "Fortezze
volanti" sicuramente disertarono dopo l'armistizio italiano con l'internamento di 1740
uomini di equipaggio. Non è casuale il titolo di un recente volume di un editore
americano, scritto dagli svizzeri H. H. STAPFER-G. KÙNZLE, Strangers in a Strange
Land. Escape to Neutrality, Carrolton 1992.
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