Page 558 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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LA RINASCITA DEI PARTITI, LA SVOLTA DI SALERNO 557
nichee, tra le forze che pur si presentavano accomunate nei CLN giunse
a far sì che una stessa persona potesse essere considerata dagli uni colla-
boratore prezioso nella lotta di liberazione e sicuro alleato per la miglior
ricostruzione dell'Italia a pace raggiunta, ma da altri intralcio insidioso
e avversario implacabile per il conseguimento dei veri scopi della lotta in
atto. E pertanto mentre da un canto otteneva patenti di benemerenza, quella
medesima persona dall'altro incorreva in sanzioni gravissime e persino
nella condanna alla pena capitale, da eseguire appena possibile. Fu il caso
non solo, ovviamente, di una moltitudine di impiegati civili, imprendito-
ri, operatori economici attivi nel territorio amministrato dalla RSI, ma
soprattutto dei militari inquadrati nelle Forze Armate reclutate dal mare-
sciallo Graziani ai sensi della "legge fondamentale delle Forze Armate"
del 27 ottobre 1943.
Solo in un'esasperata deformazione della lotta di liberazione in guer-
ra di sterminio di chiunque si parasse dinanzi ai partigiani poté emergere
e radicarsi la diffusa convinzione della liceità e persino della "moralità"
della eliminazione sommaria dei "repubblichini" a cominciare dagli ap-
partenenti ai suoi corpi armati: visione, codesta, alla quale rimasero estranee
le Forze Armate del regno e, generalmente, i partigiani inquadrati nelle
Formazioni "Autonome" (ma non sempre né ovunque), ovviamente rilut-
tanti ad applicare metodi (eliminazioni sommarie, individuali e di massa,
in esecuzione di una sentenza politica valida erga omnes), al di fuori di quelle
"regole di guerra" che costituiscono garanzia irrinunziabile per militari
"regolari", ragionevolmente contrari all'applicazione indiscriminata di com-
portamenti arbitrari dagli esiti incontrollabili.
L'anomalia della "giustizia partigiana" non fu, d'altronde, che una
tra le derivate più appariscenti dell'ascesa del mito della guerra partigia-
na quale "rivoluzione", affermatosi dalla seconda metà del 1944. Ad ac-
crescerne la forza fu la delusione per il mancato sbarco anglo-americano
in Liguria niente affatto compensato, nell'ottica italiana, da quello in Pro-
venza. Quest'ultimo, anzi, facendo di Piemonte e Liguria l'immediata re-
travia del fronte di guerra, inasprì le condizioni di vita non solo per i
partigiani ma per la generalità degli abitanti proprio nell'imminenza del-
l' autunno e in vista di un quinto inverno di guerra. La delusione non era
del resto meramente retorica. L'attesa dell'avanzata anglo-americana si era
accompagnata infatti alla dilatazione delle zone libere, alla moltiplicazio-
ne di "repubbliche" e si era concretata in una serie di sfide lanciate dalla
resistenza nei confronti di germanici e Repubblica sociale italiana, con spa-
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