Page 553 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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                   Un aspetto centrale della lotta politica in Italia nel1944, sia per gl'im-
               mediati riflessi  sui  rapporti fra  partiti,  istituzioni e futuro  della  nazione
               e sia per quello,  più immediato, tra "area dei  CLN"  e Corona, è l' atteg-
               giamento assunto nei riguardi delle Forze Armate. A questo riguardo non
               si  dispone ancora di studi panoramici esaurienti. Giovano nondimeno le
               opere di Enea Cerquetti, Giorgio Rochat e, soprattutto, di Virgilio Ilari,
               che più sistematicamente se  ne è occupato in una visione tesa a collegare
               il dibattito sorto durante la guerra partigiana con gli assetti costituzionali
               postbellici.
                   Per il  PCI il  1944 fu  preminentemente stagione di  reclutamento di
               nuovi iscritti, ovviamente di diversa formazione, e di attrazione di simpa-
               tie e adesioni.  Pertanto, se  in fogli  periferici, volantini e altre manifesta-
               zioni del genuino pensiero della base venivano  pronunziate le  più severe
               condanne nei confronti del  "vecchio esercito" , espressione - si  diceva -
               di Forze antipopolari, quali la  monarchia e la  borghesia capitalistica, già
               sommatesi nella germinazione del fascismo e della dittatura, gli interventi
               di Togliatti andavano in senso opposto. Lasciando tra parentesi valutazio-
               ne  sul  ruolo  storico  delle  Forze  Armate,  il  PCI  si  premurava  di  offrirsi
               a ufficiali e sottufficiali di carriera o di complemento quale terreno propi-
               zio per la loro redenzione della vera o pretesa collussione col regime e per
               assumere e svolgere il  ruolo propriamente nazionale al quale le Forze Ar-
               mate stesse dovevano sentirsi chiamate nella  nuova Italia democratica.  Il
               " partito della  classe operaia e contadina" faceva  dunque appello sia alla
               " professionalità"  dei  militari  formati  alle  Scuole  di guerra,  sia  alla  loro
               disponibilità a  farsi  interpreti  del  " popolo  italiano",  liberi  dalla  media-
               zione, a  suo  avviso superflua, di  istituti, quali  la  monarchia,  condannati
               dalla  storia.  Anche senza  porre esplicitamente la  questione istituzionale,
               era dunque chiaro che il PCI mirava a dar vita a quella "Armata italiana"
               indicata all'unanimità quale obiettivo dal CLN il  10 gennaio  1945 e fatta
               propria dallo  stesso  PCI  il  13  del  mese,  mentre V elio  Spano - come  ci
               ricorda  Virgilio  Ilari  - il  19 gennaio  rivendicò  "agli  italiani il diritto  di



               segue nota
                   attività lavorativa o comunque esplichi una funzione economica  deve  essere iscritto nell'orga-
                   nizzazione che rappresenta gli interessi della categoria cui appartiene ... Non sono ammesse or-
                   ganizzazioni libere.  L 'organizzazione del lavoro e della produzione è unica ed è quella riconosciuta
                   dallo Stato")  è stato  riproposto da Franco  Franchi  in Caro nemico: la Costituzione sco-
                   moda di Duccio Galimberti, eroe nazionale della Resistenza, Roma, Settimo Sigillo,
                   1990.








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