Page 555 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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che in Risalire dal fondo raccolse i pensieri maturati nel corso della guerra
e precisamente nella sua fase cruciale (1944-1945). Dalla contrapposizio-
ne della "repubblica universale" all'" impero" questi faceva discendere l'e-
sorcizzazione del rischio di nuove guerre e la prospettiva di un "ordine
nuovo" al quale devono tendere i popoli che si dilaniano oggi "senza meta,
senza che una luce ideale risplenda davanti ai loro occhi ... " e ieraticamente ad-
ditava !"'ascesa voluta da Dio verso l'ideale che ha nome 'Pace'".<3l)
Non meno gravide di conseguenze si prospettarono le posizioni che
sul futuro assetto delle Forze Armate, sin dai "venti mesi", vennero di-
chiarate dal Partito d'Azione. Assenti dai "sette punti" nei quali fu origi-
nariamente formulato il programma del partito - se non, implicitamente,
nella condanna senz'appello degli "istituti monarchici" (sui quali esse erano
statutariamente imperniate) e nella negazione del "principio della assolu-
ta sovranità statale", da superare e inventare nella "federazione europea di
liberi paesi democratici nel quadro di una più vasta collaborazione mondiale'' -
le Forze Armate vennero invece chiamate in causa dal sesto dei "sedici
punti" nei quali il Consultivo rideterminò gli obbiettivi del partito.
Vi si legge che " in diretto rapporto coi postulati di libertà e di autonomia,
il PdA propugna una radicale trasformazione della burocrazia e della polizia me-
diante il controllo, la limitazione delle competenze, l'elezione in taluni gradi ed una
rigorosa tecnicizzazione degli uffici. Le forze armate - proseguiva il testo -
saranno rinnovate nei loro quadri attraverso l'afflusso popolare: tutti saranno
soldati della patria allo stesso titolo, anche se la più rigida disciplina sostanziale
(appoggiata sulle reali funzioni di comando e sulle competenze tecniche) dovrà infor-
mare i rapporti di servizio". L'eco della tradizione mazziniana- già respinta
dal Garibaldi che si scagliò contro l'indecifrabile "tutti militi, nessuno co-
mandante"- si accompagnava, in questa visione, all'esperienza della guerra
di Spagna e alla stessa lotta partigiana, lasciando però nel vago il vero si-
gnificato del nesso tra "volontariato popolare" e "professionalità", pur
considerata imprescindibile nella valorizzazione delle "competenze tecni-
che" . La concezione prospettata dal PdA si distingue comunque, da quel-
la affacciata da PSI e PCI su un punto essenziale e qualificante: non vi
si accenna minimamente a una loro politicizzazione o subordinazione a
disegni di parte. La figura dei "commissari politici" rimaneva insomma
transitoria e circoscritta alla guerra partigiana e non avrebbe dovuto tro-
(31) Li v io Pivano, Risalire dal fondo, Parma, Gua n da, 194 7.
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