Page 551 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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               cali anche quanti avevano intrapreso l'opposizione armata all' occupazio-
               ne germanica e alla RS~ con propositi di rivendicazione preminentemente
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               ''nazionale''. < l
                    Il  10 agosto  1944, mentre cresceva l'attesa dello  "sbarco", un com-
               missario delle formazioni Giustizia e Libertà scriveva: "E 'sta situazione gene-
               rale,  com'è? Il tempo passa e non si vede-tanto vicina la fine.  L'estate volge al termine;
               e gli alleati sono a Firenze.  Che casino è questo? E la lettera del filosofo  di Pescasse-
               roli,  cosa significa? Noi qui,  non capiamo più niente: e pensiamo malinconicamente
               che  bisognerà  di  nuovo pensare alle coperte,  ai pellicciotti,  agli  sci.  Al diavolo  gli
               inglesi e chi li ha inventati.  Se  va di  'sto passo,  quelli fra  noi che sopravvivranno
                                                                            28
               spareranno  decisi  sui primi  alleati  che  vedranno;  ed avranno  ragione''. < l
                    Spiraglio per intravvedere la realtà della guerra partigiana, quello sfogo
               risulta tanto più significativo giacché era di chi  due giorni  prima aveva
               firmato gli accordi tra "Giellisti" e "Autonomi" per l'unità d'azione du-
               rante e soprattutto dopo la liberazione, contro l'avvento di qualsiasi ditta-
               tura anche di classe,  e quindi in funzione anticomunista. Esso  non è che
               uno dei tanti segnali utili a comprendere quale fosse il corso effettivo della
               guerra partigiana nell'estate 1944, nell'attesa di uno sbarco la cui manca-
               ta attuazione mutò il quadro globale della guerra nell'Italia settentrionale.
               Mentre la Repubblica sociale italiana vi divenne vieppiù succuba della Ger-
               mania e,  per i processi selettivi connessi alle vicende belliche e interne al
               PFR, registrò la  prevalenza degli elementi più radicali, anche il ventaglio
               delle forze convergenti nella lotta di liberazione subì un'ulteriore variazio-
               ne  cromatica.

                    Aiuti  aviolanciati  a  parte,  al  nord  il  peso  della  lotta  armata gravò
               tutto  sulle  formazioni  partigiane,  a  vantaggio  di  quelle  più  numerose  e
               determinate a trasformare la  guerriglia  in guerra totale,  insurrezione ge-
               nerale, rivoluzione: insomma dell'estrema sinistra. Dal canto loro i mode-
               rati  - tra  i  quali  una  parte  consistente  delle  "G.L."  - ebbero  meno
               argomenti da contrapporre alla collaborazione con quei "Garibaldini" la
               cui  propaganda  esplicitamente  contemplava  non  solo  la  liberazione  dai



               (27)  Era il caso anche di quanti - come Nuto Revelli,  Faustino Dalmazzo, Pietro Belli-
                   no  e altri - all'indomani dell'8  settembre dettero vita alla  Compagnia Rivendica-
                   zione  Caduti,  mentre già  sorgevano  "bande"  ispirate  da  partiti  politici  per  poi
                   confluire  nelle  file  di  Giustizia  e Libertà.
               (28)  Dante Livio  Bianco a  Giorgio  Agosti  in  D.  L.  Bianco,  Guerra partigiana,  raccolta
                   di scritti a cura di Giorgio Agosti e Franco Venturi, Torino, Einaudi,  1954, p. 275.








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