Page 563 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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562 RODOLFO PROSIO
E sia al Nord che al Sud si risolse il problema, ma in modo diverso,
sia pure con alcune analogie.
Il governo di Salò decise di affidare al Presidente della Corte d' Ap-
pello di Brescia la presidenza di due sezioni di Corte di Cassazione, dele-
gando allo stesso Presidente il potere di applicare a dette sezioni magistrati
delle Corti d'Appello dell'Italia settentrionale. Il Presidente deJla Corte di
Brescia ebbe pure analogo potere di nomina del personale di cancelleria.
A sua volta il procuratore generale presso la Corte di Brescia fu posto a
capo del Pubblico Ministero presso le sezioni della Cassazione con facoltà
di applicare due sostituti procuratori generali di altre sedi. Il governo Ba-
doglio risolse più semplicemente il problema, dopo il trasferimento della
capitale provvisoria a Salerno, istituendo in tale sede due sezioni di Corte
di Cassazione, composte di magistrati tratti dalle Corti d'Appello del sud.
In modo simile dispose per la Procura generale.
Altre analogie: il governo di Salò dovette radicalmente modificare l'in-
testazione delle sentenze e stabilì che queste fossero pronunciate in nome
della legge. Modificò anche la denominazione dei magistrati del P.M. che
assunsero la qualifica di Procuratori di Stato.
Questo problema lessicale si propose in termini meno drastici per
il governo Badoglio. Le sentenze continuarono ad essere pronunciate in
nome di Vittorio Emanuele III Re d'Italia, con l'eliminazione delle roboanti
e ormai grottesche appendici d'Imperatore di Etiopia e Re d'Albania. I
magistrati del P.M. mantennero la loro denominazione di Procuratore del
Re, cancellando l'attributo di Imperatore. La scarsità di magistrati, dovu-
ta alla situazione di guerra, consigliò ai due governi di affidare ai rispetti-
vi Ministri della Giustizia la facoltà di richiamare in servizio magistrati
già collocati a riposo.
Ma un più scottante problema nella primavera del 1944 dovette af-
frontare il governo della Repubblica di Salò: quello del giuramento dei
magistrati. Gli altri dipendenti delle pubbliche amministrazioni, legati a
un rapporto gerarchico, dovettero adattarsi al giuramento per il timore
di rappresaglie. Ma i magistrati, che anche in regime fascista usufruivano
di un'autonomia funzionale (il vecchio ordinamento giudiziario del 1941
in gran parte è ancora in vigore) obbiettarono che la repubblica sociale
non aveva una costituzione, presupposto del giuramento di fedeltà. Il Mi-
nistro della Giustizia avvocato Pisenti, uomo di grande equilibrio e non
fazioso, dopo alcuni sondaggi nei tribunali e nelle corti, si rese conto della
serietà di quegli argomenti e delle sfavorevoli risonanze che in una opi-
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