Page 563 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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                    E sia al Nord che al Sud si  risolse il problema, ma in modo diverso,
               sia  pure con  alcune  analogie.
                    Il governo di Salò decise di affidare al Presidente della Corte d' Ap-
               pello di Brescia la presidenza di due sezioni di Corte di Cassazione, dele-
               gando allo stesso Presidente il potere di applicare a dette sezioni magistrati
               delle Corti d'Appello dell'Italia settentrionale. Il Presidente deJla Corte di
               Brescia ebbe pure analogo potere di nomina del personale di cancelleria.
               A sua volta il procuratore generale presso la  Corte di Brescia fu  posto a
               capo del Pubblico Ministero presso le sezioni della Cassazione con facoltà
               di applicare due sostituti procuratori generali di altre sedi. Il governo Ba-
               doglio risolse più semplicemente il problema, dopo il trasferimento della
               capitale provvisoria a Salerno, istituendo in tale sede due sezioni di Corte
               di Cassazione, composte di magistrati tratti dalle Corti d'Appello del sud.
               In  modo  simile dispose  per la  Procura generale.

                    Altre analogie: il governo di Salò dovette radicalmente modificare l'in-
               testazione delle sentenze e stabilì che queste fossero pronunciate in nome
               della legge. Modificò anche la denominazione dei magistrati del P.M. che
               assunsero  la  qualifica  di Procuratori  di  Stato.
                    Questo problema lessicale  si  propose in termini meno  drastici per
               il governo  Badoglio.  Le  sentenze continuarono ad essere  pronunciate in
               nome di Vittorio Emanuele III Re d'Italia, con l'eliminazione delle roboanti
               e ormai grottesche appendici d'Imperatore di Etiopia e Re  d'Albania.  I
               magistrati del P.M. mantennero la loro denominazione di Procuratore del
               Re, cancellando l'attributo di Imperatore. La scarsità di magistrati, dovu-
               ta alla situazione di guerra, consigliò ai due governi di affidare ai rispetti-
               vi  Ministri della  Giustizia la  facoltà  di  richiamare in servizio  magistrati
               già collocati  a  riposo.
                    Ma un più scottante problema nella primavera del  1944 dovette af-
               frontare  il  governo  della  Repubblica  di  Salò:  quello  del giuramento dei
               magistrati. Gli altri dipendenti delle  pubbliche amministrazioni, legati a
               un  rapporto gerarchico,  dovettero  adattarsi  al giuramento per il  timore
               di rappresaglie. Ma i magistrati, che anche in regime fascista usufruivano
               di un'autonomia funzionale (il vecchio ordinamento giudiziario del  1941
               in gran parte è ancora in vigore)  obbiettarono che la  repubblica sociale
               non aveva una costituzione, presupposto del giuramento di fedeltà. Il Mi-
               nistro della  Giustizia avvocato Pisenti, uomo di grande equilibrio e  non
               fazioso, dopo alcuni sondaggi nei tribunali e nelle corti, si rese conto della
               serietà di  quegli  argomenti e delle  sfavorevoli risonanze che  in una  opi-








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