Page 80 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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               che era sempre più difficile conciliare la volontà di democratizzazione con
               la necessità di servirsi della "existing civ il machinery", per usare l' espres-
               sione  di  Eisenhower.03l
                   Per la  verità,  anche sulla volontà di  democratizzazione alleata  biso-
              gnerebbe fare una precisazione, poiché se è vero che gli  americani erano
               favorevoli ad una ripresa immediata, anche se graduale della attività poli-
               tica, gli inglesi erano contrari alla riorganizzazione dei partiti antifascisti
               nel  corso  della  guerra.04l
                   Più in generale si può dire che, una volta passati dalla teoria alla pra-
               tica, gli alleati si  ispirarono anche in questo campo ad uno spregiudicato
               pragmatismo.  L'epurazione fu  infatti  affidata  ai  militari  dell' AMGOT i
               quali cominciarono a rimuovere i fascisti  dai loro posti ritenendoli peri-
               colosi, ma quando si accorsero che questi erano i più servizievoli, li lascia-
               rono al  loro  posto. Col  passare del  tempo insomma  presero  sempre più
               il  sopravvento le  esigenze  militari.  Ciò  significava  in primo luogo:  "non
               creare  ostacoli alla efficienza  amministrativa",  e  "assicurare  il mantenimento  di
               un  governo  locale  efficiente".OS>
                   Con lo sbarco in continente e la firma dell'armistizio ebbe inizio nei
               rapporti  fra  italiani  e  alleati  una  fase  nuova  dal  punto  di  vista  politico
               militare, e questo riguardava anche le forme dell'esercizio del governo che
              · qualche  settimana più tardi  avrebbe  visto la  nascita  della  Commissione
               Alleata  di  Controllo  (ACC)  che  andava  ad  affiancarsi  all'AMGOT.

                   Il  nuovo organismo, previsto espressamente dall'articolo  3 7 dell' ar-
               mistizio lungo  per far  rispettare le  direttive  armistiziali,  prese corpo un
               po'  faticosamente,  come filiazione  della  Missione  militare alleata  presso
               il governo di Brindisi, guidata dal generale Mac Farlane. Nata il2 novem-
               bre, essa cominciò la  sua attività il  10 dello stesso mese con alcuni difetti
               di fondo che ne avrebbero intralciato l'azione. Già a prima vista appariva
               pletorica.  Le  quattro  sezioni  di  partenza  (militare,  politica,  economic~­
               amministrativa, comunicazioni) erano a loro volta ripartite in ben 26 sot-
               tocommissioni,  delle  quali  sei  erano  quelle  militari  che  in  alcuni  casi  -
               a cominciare da quello della MMIA, la sottocommissione per l'esercito -


               (13)  Cfr.  Nicola  Gallerano,  op.  cit.,  p.  6;  D.W,  Ellwood,  L'alleato  nemico,  cit.,  p.  242.
               (14)  Aga  Rossi,  La politica  degli  alleati,  cit.,  p.  99.
               (15)  Aga Rossi, La politica estera americana, cit., p. 175 e nota 23, e D. W . Ellwood, L'al-
                   leato  nemico,  cit.,  p.  242.








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