Page 145 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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LE  FORMAZIONI  PARTIGIANE  ALLA  LIBERAZIONE                     137

               reclutare significava moltiplicare gli oneri logistici e i rischi di essere loca-
               lizzati  e  infiltrati  dal  nemico.
                    Le  differenti circostanze rendono puramente indicativo un confron-
               to con gli altri momenti storici del volontarismo italiano. Pure non è sen-
               za  interesse  ricordare  che  durante  l'intero  Risorgimento,  nell'arco  di
               trent'anni (1848-70),  2 5 milioni  di  italiani  produssero forse  70 000 vo-
               lontari, con un tasso massimo inferiore al due per mille. Nel 1914 i comi-
               tati per la Legione garibaldina raccolsero 17 000 domande d'arruolamento,
               di cui solo 2 5  00 effettivamente reclutati. N el  1915-18 i volontari furono
               solo 8171, ma la cifra è scarsamente indicativa, dato che ai cittadini sog-
               getti agli obblighi militari non fu  ovviamente consentito di contrarre l' ar-
               ruolamento volontario di guerra. Durante la guerra di Spagna combatterono
               con la Repubblica circa 3 500 fuoriusciti antifascisti, mentre il  regime ne
               raccolse 40 000 (l'un per mille della popolazione), però solo con una quo-
               tizzazione della  Milizia volontaria o addirittura con l'inganno sull'effetti-
               va  destinazione.
                    Lascio ad altri autori più competenti di me il  raffronto di carattere
               internazionale.  Ho tuttavia l'impressione che,  tenuto conto delle diverse
               circostanze, il grado di mobilitazione militare della Resistenza italiana sia
               stato il più elevato tra i paesi dell'Europa Occidentale occupati dai tedeschi.


               Il peso relativo delle varie  affiliazioni  politiche
                    Sommando i dati relativi a tutte le formazioni  operanti in territorio
               nazionale, Secchia e Frassati calcolavano un totale di  232 481  partigiani
               e sappisti, metà garibaldini, un quinto giellini e il resto matteottini, catto-
               lici, autonomi e apolitici. I rapporti relativi al numero di Brigate operanti
               al  1°  maggio  1945 (cioè quelle dell'Alta Italia) sono tuttavia leggermente
               diversi  e  più  indicativi:
               Brigate           Garibaldi  Gielline  Matteotti  Cattoliche  Autonome
               468  d'assalto      46.3      19.9        7.3       4.3       21.4
               475  territor.      49.9       8.0      12.0       11.8       16.0
                    Per valutare queste cifre,  occorre  tener  conto  che la  maggior  parte
               delle  Brigate territoriali,  soprattutto quelle  non comuniste,  furono  costi-
               tuite  solo  sulla  carta dopo  l'Insurrezione:  in  realtà  si  tratta  assai  spesso
               di meri elenchi di "patrioti" o addirittura di semplici simpatizzanti poli-
               tici, talora composti da poche decine di persone, ma comunque "forman-
               ti brigata" a livello provinciale per mera convenzione amministrativa. Di
               conseguenza il  peso relativo  dei  comunisti (ma  anche dei socialisti)  nelle








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