Page 144 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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all'estero o nella Sicilia occupata. All'8 settembre 1943 erano alle armi
ancora 4.3 milioni di soldati, di cui 3.7 del solo Esercito, più 4 milioni
di mobilitati civili di sesso maschile e 1.5 di sesso femminile.
Dedotti i caduti degli scontri di settembre (20-2 5 000), i militari ri-
fugiati in Svizzera (18 000) o passati con la Resistenza nei Balcani (60 000),
quelli rimasti al Sud o rastrellati in Italia Meridionale (470 000) e infine
quelli catturati dai tedeschi o passati al nemico (766 000), mancano al-
l'appello circa 2 milioni di sbandati in territorio italiano (di cui tuttavia
solo 300 000 combattenti e il resto reclute e territoriali).
Si può calcolare che il residuo potenziale di reclutamento maschile
nel territorio della R.S.I., esclusi i mobilitati civili, ammontasse a circa
4 milioni, metà militari sbandati e il resto riformati, esonerati o apparte-
nenti alle classi non ancora chiamate alle armi, ed esclusi i mobilitati civi-
li. La R.S.I. e i tedeschi ne assorbirono un sesto tra coscritti (252 000),
lavoratori militarizzati delle Organizzazioni Paladino, Todt e Speer
(160 000), professionisti di polizia (73 000) e ufficiali "aderenti" .
Il totale dei 300 000 volontari va dunque rapportato a un potenziale
teorico di 3.5 milioni, e corrisponde a un tasso di reclutamento inferiore
al l O%. Naturalmente non ha senso confrontarlo con quello sestuplo rag-
giunto durante le due guerre mondiali grazie alla coscrizione obbligatoria.
Per valutario adeguatamente si deve tener conto di tre fattori. Anzi-
tutto la qualità fisica, morale e attitudinale del potenziale umano del
1943-45 era inferiore alla media nazionale: ad eccezione dell'aliquota non
ancora chiamata alle armi, il resto era stato già selezionato negativamente
dal reclutamento obbligatorio oppure dal comportamento tenuto all'atto
dello sbandamento.
Inoltre la decisione individuale amplificava enormemente l'inciden-
za del fattore psicologico, sostanzialmente irrilevante, invece, nel recluta-
mento obbligatorio. E ovviamente la diretta assunzione della responsabilità
morale, sociale e giudiziaria della scelta e delle relative conseguenze perso-
nali e familiari era un potente fattore di autoselezione.
Si deve infine tener conto delle circostanze materiali in cui avvenne
il reclutamento dei volontari. Quello della R.S.I. era favorito dagli incenti-
vi istituzionali e dal carattere legale, anche se non si deve sottovalutare
l'incidenza negativa del caos amministrativo, della concorrenza tra enti
reclutatori, della limitata capacità di incorporazione effettiva e dell'inge-
renza tedesca. Per i partigiani tutto era invece enormemente complicato
dalla clandestinità e dalla estrema parcellizzazione territoriale. Non solo
era già difficile stabilire il contatto tra aspiranti reclute e formazioni: ma
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