Page 143 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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LE  FORMAZIONI  PARTIGIANE ALLA  LIBERAZIONE                       135

                   Tuttavia, almeno per i 630 000 combattenti della R.S.I., è possibile
              una scomposizione in categorie di  reclutamento che a  grandi linee offre
              un grossolano ma efficace parametro behaviorista. Senza ripetere quanto
              ho già scritto altrove a  tale  proposito (Storia  del servizio  militare in  Italia,
               V,  CeMiSS, Roma, 1991, 75-76), ritengo che, nella più benevola delle ipo-
              tesi, i "volontari"  autentici non superassero un quinto del totale dei com-
               battenti della  R.S.I.  e non raggiungessero un terzo  di  quelli  in territorio
               nazionale.

                   La  proporzione è certamente assai  più elevata  per i 463 000 parti-
              . giani e assimilati, ma anche nel loro caso non corrisponde certo al totale.
               Occorre infatti tener conto che il passaggio alla guerriglia fu  indotto an-
               che da circostanze contingenti e obbligate, come l'impossibilità di tornare
               a casa dopo lo  sbandamento dell'Esercito, la renitenza alla leva repubbli-
               cana e il carattere talora indiscriminato della repressione nazifascista. Inol-
               tre, in alcune migliaia di casi fu  determinato da altri eventi bellici, come
               l'evasione  dalla  prigionia  di  guerra  o  dal lavoro  coatto,  la  latitanza  per
               reati  comuni, il  timore di  rappresaglie immediate o  successive,  la  diser-
               zione non qualificata da ragioni politiche, requisizioni personali,  "prele-
              vamenti" o catture da parte dei partigiani, e persino il passaggio al nemico
               di interi reparti repubblicani imposto da una minoranza. Inoltre è inne-
               gabile che il contributo di  una notevole aliquota di patrioti e benemeriti
               ebbe carattere marginale o brevissima durata temporale, quando non fu
               addirittura  ambivalente.

                   A grandi linee si  può dunque stimare ad un massimo di 300 000 gli
               uomini e le donne che, trovandosi in territorio nazionale, scelsero in rela-
               tiva autonomia e libertà di schierarsi e combattere da una delle due parti.
                   Per poter valutare questo dato occorre tuttavia tener conto di varie
               circostanze. Quella più macroscopica è che la guerra partigiana interessò
               solo due terzi del territorio nazionale, con una popolazione di 2 7 milioni,
               e un terzo  di  costoro  furono  liberati entro  i  primi dieci  mesi  di guerra.
               Rispetto  alla  popolazione  effettivamente  interessata  si  tratta di  un  tasso
               superiore all'l %.
                   Ma c'è da tener conto che la classe di popolazione maggiormente in-
               teressata  per sesso  e  per età era  stata  fortemente  falcidiata  dalla  guerra
               1940-43 e dall'8 settembre: e non solo in termini quantitativi, ma soprat-
               tutto qualitativi. Durante la guerra furono mobilitati 5. 5 milioni di mili-
               tari.  Nei  39  mesi  di  guerra le  Forze  Armate  persero  proprio l'aliquota
               più giovane  e  combattiva,  circa  1.2  milioni  di  uomini,  di  cui  240 000
               caduti o dispersi,  122 000 feriti non recuperati e circa 703 000 prigionieri








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