Page 139 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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LE  FORMAZIONI  PARTIGIANE  ALLA  LIBERAZIONE                     131


               e il consolidamento della Linea Gotica, né ad interrompere le linee di  ri-
               fornimento.  Anzi,  con  l'esaurimento dell'avanzata  alleata,  gli  stessi  suc-
               cessi  conseguiti  in  estate  accrebbero  la  vulnerabilità  dei  partigiani  alla
               spietata controguerriglia nazifascista scatenatasi in autunno contro le zo-
               ne  liberate  e  le  formazioni  di  montagna.
                    A fine gennaio 1945 il comandante delle SS in Italia, generale Wolff,
               comunicava che  negli  ultimi  tre  mesi  erano  stati  uccisi  9000  partigiani
               e catturati, disarmati o dispersi altri 80 000 (Amedeo Montemaggi, Offen-
               siva della Linea Gotica,  Guidicini e Rosa, Imola,  ~980, 264). Sia pure deci-
               mate, la maggior parte delle formazioni sopravvisse però alla controffensiva
               mutando dislocazione e disperdendosi in piccoli nuclei che in seguito con-
               sentirono di ricostituirle recuperando una parte degli sbandati e con nuo-
               vi  arruolamenti.
                    La storiografia successiva ha enfatizzato il significato politico e le con-
               seguenze pratiche del famoso  " proclama Alexander"  che invitava i parti-
               giani a sospendere le operazioni in vista della stasi invernale. Anche senza
               il proclama i rigori invernali avrebbero comunque costretto le formazioni
               a "pianurizzarsi" mimetizzandosi tra la popolazione civile, tranne le pic-
               cole  aliquote  che  potevano  sopravvivere  in  montagna.
                    Del resto le  sconfitte e l'inverno rallentarono ma non fecero  cessare
               del tutto o dovunque le azioni di sabotaggio, guerriglia e controguerriglia.
               La  relativa stasi consentì tuttavia di intensificare il rifornimento, l'inqua-
               dramento  e  la  regolarizzazione  delle  forze  in  vista  dell'Insurrezione.
                    In una situazione al 31 gennaio il SID (Gamba) segnalava 202 dislo-
               cazioni di forze  partigiane, di cui 98 in Piemonte,  25  in Lombardia,  31
               in Veneto,  30 in Liguria e  17  in Friuli. Nella  metà dei  casi  (soprattutto
               in Piemonte) il SID non era in grado di indicare la forza  approssimativa,
               mentre negli altri le stime variavano da un minimo di  10-15 a un massi-
               mo di 2000 uomini (a Livigno-Passo del Foscagno-Val Grosina-Sondalo).
               In una ventina di casi era segnalata la disponibilità di mitragliatrici e fu-
               cili mitragliatori, in otto anche di mortai da 45  e 81  mm e/o cannoncini
               da 20 mm, e in uno (Piaggia-Mendatica-Montegrosso) perfino di cannoni
               da 75  mm. Quasi tutte le formazioni indicate nel rapporto erano Brigate
               garibaldine.
                    Il totale delle cifre indicate nella situazione al  3 l  gennaio ammonta
               a 24 500 uomini (9400 in Piemonte,  3000 in Lombardia, 3200 in Vene-
               to, 4200 in Liguria e 4700 in Friuli). Il SID stimava tuttavia che nei pri-








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