Page 57 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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1917. La rotta di Caporetto, L’inCreduLità e L’angosCia  55

                      I cannoni ricevono i più malandati. Sugli affusti, sulle ruote, sui carri di
                    munizioni, s’ aggrappola una folla cianchettante, bianca di bende, che non ha
                    più nulla di militaresco e di umano.
                      Ma è proprio questo il soldato, che conquistava ieri l’altipiano di Bainsizza?
                      «Quando la neve si scioglie, si vedono tutte le sozzure» dice un proverbio
                    veneto.
                      Dove la compattezza di un tempo? Un ufficiale, ieri, dava un comando, e
                    il soldato ubbidiva. Stanotte, noi possiamo sgolarci, ma questo popolo di fug-
                    giaschi ci guarda dall’alto al basso, e finge di non intendere. Ho dovuto pigliar
                    per il petto qualche restio. Una sezione di artiglieria da montagna, i cappelli
                    di traverso, si ostina, con un’andature briaca, di rompere la colonna e passa-
                    re innanzi a tutti. Ah cannoncini dalla voce metallica, ben diversa la vostra
                    ostinazione sulle terre del Carso! Quando il nemico vi cercava e batteva, con
                    l’intenzione di costringervi al silenzio: e voi, taciuto un istante, riprendevate
                    quasi subito, e con lena rinnovata, il ritornello micidiale!
                      Ma, da questa notte chiusa e fumigante, nascerà, tra poche ore, il giorno. Ci
                    guarderemo ancora, uno con l’altro, ufficiali e soldati: e gli occhi dei gregari
                    riconosceranno, come un tempo, in quegli che ha un grado, il fratello mag-
                    giore e il compagno di combattimento. Noi ridaremo, oh certo! a questa folla
                    scomposta un’andatura ordinata.
                      L’alberatura dirada. Siamo già sulle terre paludose e molli. Trasuda il terre-
                    no una nebbia densa, azzurrina. Dall’alto, qualche stella trapassa, con punture
                    calde, la nuvolaglia. Il vento, meno ostinato di qualche ora fa, scuote le foglie
                    degli ontani, carezzevole.
                      È l’alba.
                      I casolari si animano. Donne, uomini, ragazzi caricano masserizie sui carri
                    e domandano se il nemico è ancora lontano. Lo sciacquio metallico delle trat-
                    trici - che il fango della strada fa procedere a passo di lumaca - sveglia qual-
                    che bimbo, tenuto in braccio dalle donne più anziane. Piangi povero piccolo.
                    Forse non vedrai mai più la casa dove sei nato!


                                                     * * *

                      Autunno compie opera sinistra di distruzione. Piovono foglie dai castagni,
                    dalle querce: musica torbida, disuguale, quasi un’eco a questa scorribanda di
                    uomini, di muli, di autocarri, marcianti con passo celere verso l’Italia,
                      Ricordo Latisana di un anno fa, quando il Tagliamento le mormorava estive
                    canzoni e giovanili: e le ragazze si stringevano negli scialli, aspettando, pavi-
                    de, il giorno della consacrazione amorosa.
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