Page 53 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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1917. La rotta di Caporetto, L’inCreduLità e L’angosCia  51

                      Per fortuna che avevano vicino i bravi piantoni!... Ma perché non sono con
                    loro? Oh che tristezza, che vuoto!!
                      Invasione? Tradimento?
                      “Se non li fermiamo verranno fino a Milano! No, no, no!... Ho freddo,
                    deliro? Cosa faccio qui? Fermati, treno; voglio scendere, voglio tornare dove
                    si muore. Dov’è la mia bandiera? E la nostra Ispettrice. dove sarà? Lungo
                    fischio... è una granata? No... Milano. Perché continua la vita? Automobili,
                    tram, signore eleganti; ma non sapete dunque?... Dolore senza nome!”.
                      Telegramma a S.A.R. per offrire subito i miei servigi nelle ambulanze mo-
                    bili. “Fede, fede, ci vuole: non dobbiamo essere stanche; su, su, avanti! Bi-
                    sogna tornare dove pulsa dolorante il cuore d’Italia; ogni più piccolo sforzo
                    serve. La nostra terra invasa! Fuori, fuori i barbari; viva il Re! Sempre avanti
                    Savoia! Su, Su!..Vogliamo la Vittoria! Anche le donne, anche i bambini per
                    difendere la nostra casa!”.
                      Il Bollettino di Cadorna parla d’entrata del nemico sul sacro suolo della
                    Patria, ma fin dove? La mia testa non connette più; a momenti mi par quasi
                    di non essere più me stessa... “Dove sono i miei cari? Che diranno vedendo-
                    mi tornare a casa? Perché ci hanno mandate qui? Vogliamo aiutare ancora;
                    chiamateci dunque! Che ne sarà del Faiti, di Castagnevizza? Dio mio, aiuto!
                    Benedici la nostra Patria.
                      Ragazzi, coraggio; avanti, avanti!!”.
                      Le notizie sono un po’ migliori, l’invasione è rallentata, il Duce della Ter-
                    za Armata tiene in pugno l’esercito... , i soldati si riprendono; il Comando a
                    Diaz... Fin dove è giunto il nemico? Qui non si sa, non si respira...
                      ... I nostri più giovani Fanti, coi loro petti d’acciaio, hanno arrestato gli
                    invasori sul sacro Piave.
                      “Viva l’Italia, viva l’Italia!”
                    Viva l’Italia, oh Patria mia!


                    Con queste parole, datate 28 ottobre 1917, termina il diario della Crocerossina
                    Sita Camperio Mejer.


                            Le crocerossine nella Grande Guerra. Aristocratiche e borghesi nei diari e
                        negli ospedali militari. Una via per l’emancipazione femminile. A cura di Paolo
                           Scandaletti e Giuliana Variola, Udine, Gaspari editore, 2008, pp. 188 – 191.
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