Page 63 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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1917. La rotta di Caporetto, L’inCreduLità e L’angosCia 61
chiude prima della vittoria, senza pertanto il lieto fine che accompagna gran
parte della memorialistica di guerra; la conclusione è aperta però a una aspet-
tativa ottimistica, dopo le drammatiche vicende che costrinsero Baldini ad ab-
bandonare la città friulana. La speranza era nell’immaginare la levatrice della
sua casa di Udine correre ancora per aiutare italiani a venire alla luce. E che
poi questi marmocchi non faranno in tempo a imparare il tedesco. La fiducia
nell’avvenire è tutta riposta nell’Italiano – scritto con la lettera maiuscola –:
evidentemente l’avversario non prevedeva che noi fossimo un popolo da rico-
minciare la guerra da capo. Pare che stia succedendo precisamente questo.
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maLefiCi deLLa memOria
Terra di Brenta
Chi potesse fare il buio anche nei sogni!
Questa notte m’è apparito in sogno il colonnato della chiesa di Santa Maria
delle Grazie, enorme, fosforescente di luna. E la luna lastricava di cristallo
le strade tutt’intorno. La vita pareva fermamente quella serena d’una volta,
quando trionfavamo. E l’amico che mi sognavo d’aver con me era il più bravo
e il più caro che abbia incontrato in tutta la guerra: reduce dal Kobilek, Soffici
La vita aveva allora un ritmo alacre e giocondo. Gli eventi prosperi ci met-
tevano appetito e buona voglia. Si stava bene allora al mondo.
Abitavo in casa d’una levatrice autorizzata. E certe notti che in letto non
potevo chiuder occhio per gli spettacoli di morte visti nella giornata, ecco
sentivo lo strepito d’una carrettella che si fermava sotto la mia finestra. Un
campanello destava gli echi della casa, e dopo un po’ una voce risonava nella
strada. Il tempo giusto che ci voleva alla levatrice per infilare lo spolverino,
annodare il cappello sotto il mento e si sentiva la carrozzella ripartire in fretta.
Quanti ne nacquero in un anno, per una sola levatrice! Allora mi rivoltavo
su un fianco, dicendomi: «vedi come a tutto c’è rimedio». Cacciavo via le
tristezze.
Fantasia avara! Non riesco a distrarla che non mi riporti, dietro i più ingiu-
stificati suggerimenti, per i portici e le strade di Udine qual’ era ne’ bei giorni.
Riveggo così, una per una, a destra, a sinistra, le lettere e le figure delle mostre,
le vetrine gioia dei soldati, vedo la mia figura che passa in quegli specchi, so il