Page 75 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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1917. La rotta di Caporetto, L’inCreduLità e L’angosCia  73


                                              Giovanni Comisso

                                Vigliacchi! Lazzeroni! Maledetti

                         per colpa vostra, adesso ci tocca fuggire!






                      Giorni di guerra è la rievocazione autobiografica dell’esperienza di guerra
                    del giovane trevigiano Giovanni Comisso. Prima soldato semplice, poi uffi-
                    ciale del Genio addetto alle trasmissioni telefoniche, fu sempre lontano dal
                    fronte, dalle trincee e dalla linea del fuoco, vivendo quegli anni con spensie-
                    ratezza, leggerezza e serenità inaspettate; tuttavia coscienzioso, preciso, cer-
                    tamente non un imboscato, disponibile senza eccezione anche nell’affrontare
                    per servizio situazioni realmente pericolose. Il suo racconto del conflitto è
                    senz’altro un unicum nella letteratura italiana della Grande Guerra vista da
                    un’angolatura  del  tutto  particolare:  non  enfatizzava  motivazioni  ideali  che
                    avessero sostenuto la sua partecipazione alla guerra, né caricava di accenti
                    drammatici la sua condizione di soldato. Preferì dare spazio alla dimensione
                    del privato, raccontando in modo quasi confidenziale i sentimenti e le emozio-
                    ni sue e dei suoi coetanei: le ragazze, il buon mangiare, la bella natura friulana.
                    In tutto il libro, presentato sotto forma di diario dal 1914 al 1918, solo una
                    volta s’incontra la parola patria e per di più nel contesto di una visita a un cu-
                    gino della madre, colonnello a riposo che aveva combattuto nelle guerre d’in-
                    dipendenza. Per il resto gli eventi di quei quarantun mesi sono vissuti come un
                    irripetibile momento della vita, una straordinaria occasione di avventure, un
                    tempo per sperimentare sensazioni nuove. Dopo la rotta di Caporetto, Comis-
                    so che si trovava in Carnia nella zona del Monte Rombon, incaricato di ripara-
                    re un tratto della linea telefonica, rimase coinvolto nel generale disordine del-
                    la ritirata, era disorientato, confuso, ma sempre deciso a compiere il proprio
                    dovere. Subentrava allora in lui un profondo smarrimento di fronte ai civili in
                    fuga, ai commilitoni sbandati, all’assenza di un qualsiasi punto di riferimento,
                    di un’indicazione da parte delle autorità militari. Sua unica preoccupazione
                    diventava da quel momento quella di raggiungere quanto prima il comando di
                    divisione insieme ai suoi soldati per non essere giudicato un disertore.

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