Page 14 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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dei suoi più significativi aforismi: «Trovandoti attaccato, tu devi sempre com-
battere vigorosamente, anche se la tua forza sia inferiore... in tutta la mia vi-
ta, ho sempre creduto che meglio è picchiare che accovacciarsi».
Saltiamo a pie pari le ben note vicende romanzesche della sua prigionia
dopo la grave ferita; della sua fuga; della sua fortunosa liberazione, e ripren-
diamo allorché, dopo una cavalcata fantastica per ben 500 km. attraverso le
pampas uruguayane e viaggiando ad escortero (cioè con un’intera mandria di
puledri scossi, successivamente da lui montati per viaggiare più rapidamente)
giunge alfine al quartiere generale degli insorti di Rio Grande do Sul, sempre
più risoluto a servire con ardore la causa di quella libera Repubblica.
È notevole a questo punto, per il fine che ci siamo proposti, di cogliere
dalle sue disadorne ma incisive «Memorie autobiografiche» le ripetute vibran-
ti espressioni del suo commosso entusiasmo tanto per lo strano, quasi vergi-
ne, paese che formava ormai il prediletto campo d’azione delle sue gesta,
quanto per la quasi selvaggia vita, libera e indipendente, un po’ alla gaucho,
che in quella movimentata campagna conduceva. Affiora evidente ad ogni
passo dalle sue pagine, scritte con la maschia e rude ingenuità del soldato di
razza, quell’indefinibile gusto per la vita nomade e semplice propria di quel-
le sconfinate regioni: gusto che (come ben sanno tutti coloro che si sono tro-
vati a guerreggiare in lontane terre) ha così potenti attrattive sulle anime as-
setate di azione libera e vasta e di avventurosa esistenza.
Più evidente ancora traspare qua e là, da quelle pagine, la passione per il
genere di guerra così vario e così originale che su quel teatro d’azione e in
quella situazione si conduceva. Grossa guerriglia, forse, più che guerra; ma
tutta permeata di astuzie, di aggressività, di colpo d’occhio, di risolutezza.
Operazioni insomma nelle quali la personalità del capo era tutto e il buon
successo, più che dalla quantità e qualità dei mezzi disponibili, dipendeva dal
sapiente e tempestivo gioco dei fattori morali, mercé i quali era possibile cen-
tuplicare le forze nel momento decisivo. Nel qual genere di guerra, Garibaldi
trovava, nei ricordi vivi delle genti in mezzo a cui allora viveva, esempi illu-
stri, nei nomi famosi dei Bolivar, degli Artigas, dei Rivera, dei Belgrano, tut-
te figure mezzo gauchos e mezzo generali, ma indubbiamente condottieri tut-
ti di grande stile e di ampio respiro.
Un’altra nota caratteristica si rileva pure dalle sue «Memorie». L’orgoglio
cioè di poter fare onore, lui, italiano, coll’opera sua di guerra, al fiero tradi-
zionale spirito militare degli Italiani, così spesso ingiustamente misconosciu-