Page 17 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                                          LE CAMPAGNE D’AMERICA 1836 - 1848                15




                         Con questa larva di flottiglia prende audacemente il largo e inizia le sue
                      operazioni offensive contro la flotta brasiliana, composta di numerose e ben
                      fornite navi da guerra.
                         In fondo, anche qui egli fa guerra di corsa; ma gli straordinari risultati che
                      ben presto ne trae, più che al coraggio temerario suo e dei suoi, si dovettero
                      essenzialmente al genialissimo sfruttamento che Garibaldi seppe fare delle
                      particolari condizioni di quel teatro d’azione navale, per compensare con l’a-
                      stuzia e con l’abilità manovriera la sensibilissima inferiorità di forze e di mez-
                      zi, nella quale si trovava in confronto al nemico.
                         In traverso alla grande laguna si protendeva infatti, nel senso dei paralleli,
                      una estesa lingua di bassifondi (puntal), che, distaccandosi dalla sponda occi-
                      dentale, arrivava quasi a toccare la sponda orientale, lasciando aperto appena,
                      adiacente a questa, uno stretto e profondo passaggio per il quale soltanto le
                      navi brasiliane a grande pescagione potevano dalla zona meridionale della la-
                      guna sboccare nella settentrionale e viceversa. Approfittando di questa singo-
                      lare condizione di fatto e della minima pescagione delle sue leggerissime na-
                      vi, Garibaldi trovò modo di valersene a suo grande vantaggio, addestrando la
                      sua gente a superare la lingua di bassifondi, dovunque più poteva convenirgli
                      per ragioni di manovra, e spingendo a forza di braccia le sue imbarcazioni al-
                      lorché andavano in secco. Fatica improba, alla quale il suo eccezionale equi-
                      paggio si sottoponeva con entusiasmo, incoraggiato come era dalle brillanti
                      virtù animatrici del capo, il quale sapeva comandare con inflessibile energia
                      mista a un profondo senso di umanità quella mano di arditi avventurieri, che
                      lo seguivano ciecamente, presi dal fascino che da lui emanava.
                         Come era suo costume, a tutti egli dava l’esempio, sottoponendosi per pri-
                      mo alle più dure fatiche e ai pericoli più gravi, pur di arrivare a sorprendere
                      il nemico. I fatti dimostrarono ben preso quanto utile fosse quella singolare
                      manovra, a cui Garibaldi aveva dato, col suo stile figurato, il curioso appella-
                      tivo di «far l’anitra», (come ventotto anni più tardi, sulle balze del Trentino,
                      raccomanderà invece ai suoi volontari di «far l’aquila»). E la tattica dell’ani-
                      tra o dei bassifondi assicurò intanto alla sua piccola eroica flottiglia di los Pa-
                      tos successi insperati, che non sarebbero stati certo in alcun modo consegui-
                      bili, nel rapporto di forze e di mezzi troppo sfavorevole ai Riograndesi in
                      quella strana campagna lagunare, durata parecchi mesi.
                         Fu durante questa campagna navale, e precisamente in un giorno di ripo-
                      so a terra (17 aprile 1839) che Garibaldi e la sua gente per poco non cadde-
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