Page 19 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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LE CAMPAGNE D’AMERICA 1836 - 1848 17
Garibaldi ebbe l’audacia di pensare a far passare per quella via almeno due
delle sue navi, trasportandole su carri; idea molto originale, ma di esecuzione
estremamente difficile, che ad ogni altro sarebbe sembrata impossibile.
Eppure, con la sua ferrea forza di volontà che aveva ormai acquistata una
particolare potenza di irradiazione sulla volontà dei suoi gregari, il folle pro-
getto riesce. I due più grossi lancioni disposti su robuste scale a ruote e trai-
nati da 25 paia di buoi ciascuno, poterono risalire lentamente il roccioso let-
to del fiumicello e pervenire dopo alcuni giorni al lago intermedio. Di là, sca-
ricati, riprendere la via d’acqua e fra difficoltà d’ogni genere discendere alla
sponda dell’Atlantico. Ma lo sbocco dell’estuario era sbarrato da un bassofon-
do, praticabile bensì nelle ore di alta marea, ma battuto da correnti impetuo-
se e flagellato da frangenti pericolosissimi. Tuttavia a forza di braccia e di re-
mi, fra secche e frangenti, nel buio della notte per sfuggire alla sorveglianza
delle navi nemiche che incrociavano davanti a quella costa, l’immane fatica
fu coronata da pieno successo e Garibaldi poté finalmente navigare con i suoi
due famosi lancioni armati sull’oceano, facendo rotta senz’altro verso setten-
trione come da ordine ricevuto.
Anche in questa geniale ed arditissima, per quanto piccola, operazione lo-
gistica, si rivela una delle più caratteristiche doti di Garibaldi come condot-
tiero e cioè un senso delle possibilità assai più esteso e sicuro che non nella me-
dia degli uomini, e assai superiore a quello normale di cui si è soliti tener con-
to nella trattazione teorica dell’arte militare. Il vero condottiero, formatosi al
fuoco vivo della realtà, trova in se stesso, di fronte alle situazioni più aspre e
più oscure, risorse geniali che sfuggono ad ogni metodico calcolo delle comu-
ni possibilità. Non è il caso certo di esagerare nei confronti, rievocando im-
prese ben più grandi, come, per esempio, Annibale che valica le Alpi occiden-
tali, Cesare che passa il Reno con mezzi improvvisati e Napoleone che scen-
de in Italia con un esercito dal San Bernardo. Ma anche nella prova tanto più
modesta che si è or ora descritta e superata così genialmente dal futuro duce
dei Mille, si rileva in germe quella facoltà propria dei grandi uomini d’azione
di ricacciare cioè sempre più lontana la barriera tra le cose giudicate possibili
e quelle giudicate impossibili dagli uomini comuni.
Era il mese di luglio del 1839 e, poco dopo il fatto ora narrato, una terri-
bile tempesta si abbattè improvvisamente sulle coste dell’Atlantico. La tem-
pesta fu così violenta che la flottiglia garibaldina fu messa a prova terribile e