Page 9 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                      FRANCESCO SAVERIO GRAZIOLI *



                      LE CAMPAGNE D’AMERICA
                      1836 – 1848









                         Negli anni, foschi per l’Italia, che seguirono i tragici moti politici iniziati-
                      si in Romagna nel 1831, numerosi patrioti italiani, sfuggiti per miracolo alle
                      prigioni o alle forche della ribadita reazione, avevano cercato scampo, lavoro
                      e pane (come già dopo i moti del ‘21) in terra straniera.
                         Taluni, forse perché più attratti da vita avventurosa, si erano spinti anche
                      fuori di Europa. Varcato l’oceano, avevano chiesto asilo ai paesi dell’America
                      del Sud, da pochi anni bravamente liberatisi dal giogo degli antichi padroni
                      spagnoli o portoghesi, ma dibattentisi ancora in un caotico succedersi di lot-
                      te intestine e di continue rivolte armate. Ambiente questo che, per la natura
                      stessa dello sconfinato teatro geografico e pel carattere misto e in gran parte
                      ancor semiselvaggio delle popolazioni, offriva spesso occasione alle imprese
                      più fantastiche e più disperate; e, quindi, quanto mai adatto e suggestivo per
                      anime eroiche, come quelle dei nostri fratelli proscritti, insofferenti di pace e di
                      tranquillità, nel tormento perenne della forzata inazione, cui li condannava il
                      crudele destino che pesava sulla nostra infelicissima patria.
                         Erano quasi tutti, questi profughi italiani, uomini generosi e rotti ad ogni
                      sbaraglio. Di temperamento più o meno tendente al romantico, come era nel




                      * Francesco Saverio Grazioli (Roma, 1869 - Firenze, 1951), dopo aver frequentato l'Accademia Militare, venne
                      nominato nel 1889 sottotenente di artiglieria. Frequentata la Scuola di guerra, prestò servizio in Eritrea e partecipò
                      quindi alla campagna di Libia, meritando una medaglia d'argento al V.M. Tenente colonnello all'inizio della guer-
                      ra 1915-1918, ebbe nel corso del conflitto comandi di rango sempre più elevato. Promosso maggior generale per
                      merito di guerra nel 1916, durante la battaglia di Vittorio Veneto comandò il Corpo d'armata d'assalto, ottenendo
                      il cavalierato dell'O.M.S. Nel dopoguerra fu comandante delle truppe interalleate a Fiume, Direttore superiore delle
                      scuole militari e Sottocapo di S.M. dell'Esercito. Terminò il servizio con il grado di generale d'Armata e fu nomi-
                      nato, nel 1928, Senatore del Regno. Scrittore, pubblicista e conferenziere, è autore di numerosi libri di arte e di sto-
                      ria militari. Tra i più importanti: Saggio sull'evoluzione della dottrina tattica nella guerra europea; Modena, 1920, La
                      battaglia di Rivoli, Firenze, 1925; I grandi capitani italiani, Roma, 1928; Scipione l'Africano, Torino, 1941.
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