Page 314 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                   tanti ad eseguire gli ordini di concentramento per non rinunziare alla loro re-
                   lativa indipendenza.
                      Sono questi difetti noti e sempre ricorrenti delle milizie irregolari non ce-
                   mentate da una conveniente preparazione e non amalgamate da una ferma di-
                   sciplina sostanziale e formale, ai quali, neppure gli elevati sentimenti che ani-
                   mavano i migliori, il genio, la energia ed il prestigio di un Garibaldi poteva-
                   no completamente ovviare, specie dopo uno scacco quale in fondo era stata
                   la ritirata dall’Aniene.
                      Per contro, milizie ben organizzate e disciplinate, sebbene forse di minor
                   valore individuale di gregari, e certo nel nostro caso di non pari virtù di co-
                   mando superiore, riescono ad avere ragione di entusiasmi, di qualità persona-
                   li, di genialità di condotta e d’indiscusso prestigio del capo, perché tali virtù
                   non unisce in un fascio, al conseguimento dello scopo, quella severa discipli-
                   na che deve fondere in una massa obbediente intelligenze e cuori, capi e
                   subordinati.




                   LA GIORNATA DI MENTANA

                      Nel pomeriggio del 2 novembre Garibaldi si porta oltre Mentana a visita-
                   re le posizioni occupate dalla colonna Paggi, ed a riconoscere la strada per Ti-
                   voli e sembra si spingesse fino a monte Gentile sulla Nomentana; sale a vigna
                   Santucci, poi torna a Monterotondo, e la sera emana gli ordini per la marcia
                   da eseguirsi nelle prime ore del giorno 3. La partenza era stata verbalmente fis-
                   sata per le ore 4,30: cioè prima dell’alba.
                      Alle ore 1 del 3 novembre giunse da Roma un buttero, con un dispaccio
                   del Cucchi, in cui si dava il resoconto del consiglio di guerra tenuto a Roma
                   la sera del 1° novembre.
                      Era di una meravigliosa precisione: indicava l’ora di partenza delle truppe,
                   l’ordine di marcia (pontifici all’avanguardia, Francesi in coda), e i propositi
                   offensivi, così si confermavano le voci, giunte al campo garibaldino nel po-
                   meriggio del 2, della prossima offensiva nemica.
                      Garibaldi non crede possibile che i Francesi marcino contro di lui e fa re-
                   capitare l’avviso a Menotti senza aggiungere altro, anzi, cedendo alla richiesta
                   di suo figlio, lo autorizza, malauguramente, a ritardare la partenza, che dove-
                   va avvenire, come si è detto, avanti il giorno, verso le ore 11 secondo il
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