Page 326 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                   ti gran guardie perchè il nemico non sfugga; si accendono grandi fuochi.
                      In previsione di dover riprendere la lotta il giorno seguente si chiede e si
                   prepara a Roma un rinforzo di truppe francesi.
                      La notte passa senza allarmi.
                      Garibaldi circa le 17 è rientrato a Monterotondo ed è salito alla torretta
                   del palazzo Piombino. Egli pensava di organizzare una ultima resistenza a
                   Monterotondo e mentre fa occupare fortemente la stazione, ordina ai pochi
                   che gli restano sottomano di rafforzarsi sulle alture davanti Monterotondo e
                   villa Ramorini e di barricarsi in paese.
                      Nessuna speranza di prossimi aiuti può avere Garibaldi. Fin dal principio
                   del combattimento aveva sperato sul concorso della colonna Paggi (i tre bat-
                   taglioni di S. Angelo, Montecelio e Palombara), ma questa non aveva dato se-
                   gni di vita. Verso le 15 all’avanzarsi dei Francesi, Garibaldi aveva ordinato al
                   capitano Giacomo Vivaldi Pasqua del suo Stato Maggiore di andarne in cer-
                   ca «per dietro casa Villerma» (casa Manzi) ma poi pensando, giustamente, che
                   qualora il Paggi non avesse già agito di propria iniziativa, la chiamata sareb-
                   be stata troppo tardiva, disdice l’ordine al Pasqua.
                      Indubbiamente l’inerzia della colonna Paggi nella giornata del 3 novem-
                   bre è ingiustificabile; il suo intervento avrebbe potuto avere effetti incalcola-
                   bili a tergo dell’esercito pontificio. Se i suoi battaglioni fossero semplicemen-
                   te accorsi al cannone - come era loro elementare dovere - data la distanza e la
                   posizione in cui erano, il Paggi coi suoi 900 uomini sarebbe venuto, natural-
                   mente, a cadere verso le 16 sul fianco e sul tergo dei franco-pontifici nel mo-
                   mento in cui questi non avevano quasi più riserve. Poteva essere la vittoria, o
                   quanto meno, attirando a sé l’attenzione e lo sforzo dei Francesi, poteva ren-
                   dere meno disastrose le condizioni del corpo principale dei volontari.
                      Invece il Paggi, dopo essere stato causa della sorpresa del corpo principale
                   dei Garibaldini, per non avere occupate, come gli era stato prescritto, o esser-
                   sene ritirato, le colline tra la Nomentana e la strada di Tivoli, con la sua ina-
                   zione fa cadere le ultime speranze di Garibaldi.
                      Durante il combattimento Garibaldi, dopo tornato da casa Santucci, stet-
                   te quasi sempre allo sbocco sud di Mentana; se ne allontanò temporaneamen-
                   te per piazzare di persona ed aprire il fuoco dei suoi pezzi a Salincerqua.
                   Quando più tardi sulla sinistra dei volontari, all’apparire di Francesi che avan-
                   zavano tra il Conventino e monte S. Croce, vi fu panico e fuga verso S. Gior-
                   gio, Garibaldi attese personalmente a raccozzare i suoi volontari, ed a ripor-
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