Page 331 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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PIETRO MARAVIGNA *
LA CAMPAGNA DI FRANCIA
1870 - 1871
DA CAPRERA A DÔLE
«Tutto quello che resta di me, l’offro alla Francia».
In quella frase si rileva tutto Giuseppe Garibaldi!
Ed egli attese impaziente lunghe settimane prima di ricevere risposta dal
governo provvisorio alla generosa offerta e quando finalmente la misteriosa
piccola nave, elusa la vigilanza del governo italiano, lo condusse come un fug-
gitivo in terra francese, egli, il condottiero dei Mille, il generale del Re d’Ita-
lia, il dittatore di Napoli e Sicilia, si sentì offrire dal Gambetta il comando di
qualche compagnia di volontari in formazione a Chambéry.
Al dignitoso rifiuto dell’Eroe dei due Mondi, che significò inequivocabile
richiamo alla realtà, il Gambetta ritenne di aver trovato una posizione conve-
niente per Garibaldi offrendogli quel comando «di tutti i corpi franchi della
zona dei Vosgi da Strasburgo a Parigi (sic) e di una brigata di guardie mobi-
li», che mascherava in un’ampollosa circonlocuzione la vacuità del contenuto
reale dell’offerta.
* Pietro Maravigna (Catania, 1876 - Roma, 1964), sottotenente di fanteria nel 1896, affrontò in Libia
la prima esperienza bellica. Dopo aver frequentato la Scuola di guerra, iniziò la sua attività di scrittore
occupandosi di problemi tattici. Iniziata la Grande guerra come maggiore di S.M., nel 1918 fu asse-
gnato col grado di colonnello al Comando Supremo. Nel dopoguerra, insegnò storia militare alla
Scuola di guerra. Inizia in quegli anni una intensa attività scientifica che portò alla pubblicazione di
molti libri. Fra questi, Studi critici sulla guerra mondiale, Roma, 1922; Gli italiani nell'oriente balcani-
co, in Russia e in Palestina, Roma, 1923: Guerra e vittoria, Torino, 1927, che avrà diverse edizioni suc-
cessive. Di quegli anni è anche la sua opera maggiore Storia dell'arte militare moderna, Torino, 1923,
più volte ripubblicata. Negli anni successivi comandò una Brigata di fanteria, poi la Divisione
Gavinana, che condusse al fuoco in Etiopia, e infine il II Corpo d'armata speciale, col quale concluse
la campagna. Ebbe in seguito incarichi di alto livello e raggiunse il rango di comandante designato
d'Armata. Nel secondo dopoguerra, lasciato il servizio attivo, continuò l'attività di scrittore con vari
saggi di storia militare e con il volume Come abbiamo perduto la guerra in Africa, Roma, 1949.