Page 333 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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impag. Libro garib CISM  19-02-2008  13:12  Pagina 315








                                          LA CAMPAGNA DI FRANCIA 1870 - 1871              315




                         Purtroppo Garibaldi, oltre che contro gli uomini, doveva lottare nel 1870
                      contro le sofferenze fisiche che lo torturavano. Egli aveva 63 anni, ma la sua
                      vita trascorsa tra lotte senza riposo ne aveva logorato precocemente e profon-
                      damente l’organismo. La gotta l’obbligava a frequenti periodi di dolorosissima
                      immobilità. Colpito da un grave attacco nel dicembre, per quindici giorni il
                      suo stato di salute destò serie apprensioni; a stento si reggeva in piedi con l’aiu-
                      to del bastone e la ferita al piede, ancora aperta, di Aspromonte, ne aggravava
                      gli effetti deleteri e gli impediva spesso di montare a cavallo. Tuttavia nei mo-
                      menti più delicati di questa campagna, malgrado i rigori del clima e soffocan-
                      do spesso le sue sofferenze, Garibaldi con diuturne, lunghe ricognizioni a ca-
                      vallo od in vettura ogni cosa personalmente volle controllare e dirigere e, nei
                      giorni di combattimento, fu sempre in mezzo ai suoi soldati, in prima linea
                      come nelle epiche giornate delle campagne d’Italia. L’attività intellettuale del-
                      l’Eroe non aveva subita menomazione di sorta; piena permaneva la mirabile
                      sua lucidità di mente, integre l’energia morale e la forza del suo carattere.
                         Malgrado ciò, egli doveva in questa campagna fare maggiore affidamento
                      per la sua azione di comando sul concorso dei suoi collaboratori e questi, pur-
                      troppo, non erano della levatura e del valore dei suoi antichi commilitoni;
                      poiché i Medici, i Bixio, i Sirtori, i Bertani, i Sacchi, i Bronzetti non erano
                      più a lui vicini.
                         Un uomo strano, enigmatico, gli stava al fianco, nel quale il generale ave-
                      va piena fiducia e che aveva creato suo capo di S.M.: il colonnello Bordone,
                      un avignonese, ex medico della marina, che aveva combattuto nel 1859 e nel-
                      le file dei Mille. Uomo indubbiamente dotato di viva intelligenza, attivissimo,
                      energico; ma violento,  ombroso, privo di misura, di carattere assai difficile,
                      che aveva il dono di rendersi inviso a tutti e con tutti litigare. Nella particola-
                      re situazione non era certamente, il Bordone, l’uomo adatto a dirimere le dif-
                      ficoltà, ad eliminare gli attriti; anzi egli stesso ne creò e gravi, rendendo talvol-
                      ta difficile a Garibaldi l’esercizio del comando e soprattutto le relazioni con le
                      già poco ben disposte, per non dire ostili, autorità civili e militari francesi.
                         Era però il Bordone un uomo assai influente nel campo politico e perciò
                      temuto dai governanti; il Freycinet pur chiamandolo il braccio sinistro di Ga-
                      ribaldi e lo stesso Gambetta, sebbene a malincuore, per non averlo nemico,
                      lo sopportavano a fianco del generale e spesso esageravano nel prodigargli at-
                      testazioni di stima e di lode, pur tentando ogni mezzo per allontanarlo.
                         Lo Stato Maggiore della costituenda Armata era composto di poche per-
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