Page 35 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                                          LE CAMPAGNE D’AMERICA 1836 - 1848                33




                      le sue mire conquistatrici.
                         La situazione militare ai primi di maggio del 1842, quando appunto Gari-
                      baldi accetta di servire l’Uruguay in armi, era, più in particolare, la seguente.
                         Gli 11.000 o 12.000 combattenti al più, di cui l’Uruguay poteva dispor-
                      re, erano suddivisi in due eserciti: uno, accampato a San José de Canelones a
                      nord-ovest di Montevideo, per sorvegliare la riva uruguayana del grande
                      estuario del Plata; l’altro, più forte, sotto il comando di Rivera, campeggiava
                      nella lontana provincia argentina di Corrientes, a nord dell’Entre Rìos suac-
                      cennato, per sorvegliare appunto i corpi dell’Urquiza e dell’Echague, che, co-
                      me da ordine del presidente argentino Rosas, manovravano in quest’ultima
                      regione.
                         Enorme separazione di forze, dunque (circa 400 km. in linea d’aria), in
                      due deboli nuclei; mentre molto più opportunamente l’Oribe, con tutte le
                      sue forze riunite, aveva già occupati i dintorni di Bajada sul fiume Paranà, do-
                      ve stava per congiungersi anche con le truppe dell’Urquiza e dell’Echague per
                      formare un unico poderoso blocco offensivo, col quale puntare sulla capitale
                      nemica: Montevideo. Base dell’esercito argentino: il Paranà. Comandava la
                      squadra argentina, operante nell’immenso estuario del Plata, l’intrepido am-
                      miraglio inglese Brown, ben noto come abilissimo e intraprendente marinaio.
                      E le navi argentine, fino allora non contrastate, spadroneggiavano su tutto l’e-
                      stuario, dalla foce all’isola fortificata di Martin Garcia compresa, che fronteg-
                      gia la confluenza dell’Uruguay e del Paranà, tenendo così pressoché bloccata
                      tutta la costa uruguayana.
                         Una semplice occhiata sulla carta rivela subito quanto preoccupante fosse
                      la situazione della Repubblica dell’Uruguay. Ed è in questa situazione, tutt’al-
                      tro che incoraggiante, che il nostro Eroe riceve dal governo del Paese (in cui
                      dominava un suo nemico personale, il ministro della guerra Vidal) un incari-
                      co che più assai che difficile, poteva dirsi addirittura folle; e cioè prendere il
                      comando di una debole flottiglia (che rappresentava tutta la marina disponi-
                      bile della Repubblica), costituita con tre modeste navi:
                         - la Constitución, cornetta armata di 18 pezzi;
                         - il Pereyra, brigantino con 2 pezzi giranti da 18;
                         - il Pròcida, trasporto goletta;
                      e, con questo povero fantasma di flotta, navigare lungo tutto l’estuario del
                      Plata fino al confluente dei due grandi fiumi Paranà e Uruguay (200 km.);
                      penetrare nel corso del gran fiume Paranà (base, si noti bene, dell’esercito ne-
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