Page 41 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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impag. Libro garib CISM  19-02-2008  13:12  Pagina 39








                                          LE CAMPAGNE D’AMERICA 1836 - 1848                39




                      approfittò della sosta per sfuggire all’inseguimento e per interporre fra la sua
                      gente e il nemico un fiumicello affluente del Paranà che servì temporanea-
                      mente di linea di difesa per proteggere il prossimo accampamento dove furo-
                      no raccolti i numerosi e doloranti feriti della giornata. D’altronde anche il ne-
                      mico, esausto per la lunga e aspra battaglia e per le molte perdite subite, non
                      osò disturbare più oltre il temuto avversario. Garibaldi con i resti della sua
                      gente, continuò fra difficoltà d’ogni genere la marcia a terra, fino alla prossi-
                      ma Esquina, primo luogo abitato della provincia di Corrientes, dove trovò
                      popolazione amica e finalmente un po’ di ristoro e di riposo.
                         Questa magnifica campagna del Paranà, vero capolavoro e opera superba
                      di virtù militare di colui che, attraverso tante difficoltà la condusse a termi-
                      ne, non può essere meglio esaltata che con le parole stesse con cui la riassu-
                      me il Guerzoni:
                         «La campagna del Paranà è una delle più gloriose di Garibaldi, e, militar-
                      mente riguardata, anche più prodigiosa di quella dei Mille. Lanciato con
                      mezzi inadeguati in una impresa insensata, la fece parere, a forza di abilità e
                      di eroismo, quasi effettuabile. Sottrattosi con fortuna degna del coraggio al
                      fuoco incrociato di una piazza forte e d’una crociera navale, corse per cinque-
                      cento miglia, fra due rive seminate d’insidie ed irte di nemici, e navigando per
                      circa due mesi sotto una tempesta incessante di mitraglie, e in mezzo a una
                      rete, sempre rinnovata, d’ostacoli; combattendo per aprirsi la via; combatten-
                      do per riposare; combattendo per rifornirsi di viveri; combattendo, mano-
                      vrando, correndo sempre giunse fin presso alla mèta.
                         «E quando da ultimo, arrestato più dall’avversità degli elementi che dal-
                      l’arte dell’avversario, fu costretto ad accettare, in condizioni disuguali, una
                      battaglia decisiva, si difese tre giorni e tre notti; pesto, sfracellato, decimato,
                      continuò a combattere; coi legni ridotti uno sfasciume e inondati da cento
                      bocche d’acqua, cogli equipaggi diradati dalla strage e affranti dalla stanchez-
                      za, continuò a combattere; malgrado il tradimento degli alleati, continuò a
                      combattere ancora; esaurite finalmente tutte le munizioni, gettò nelle logore
                      fauci de’ pochi cannoni superstiti le catene delle sue àncore, e quando ebbe
                      vomitato contro il nemico, certamente non superbo, l’ultimo pezzo di ferro
                      de’ suoi bastimenti, ci appiccò le fiamme, e non lasciò in preda al tramortito
                      vincitore che le ceneri d’un incendio e le acque fumanti d’un fiume.
                         «L’alto fatto di Nueva Cava parve degno dei più illustri fasti navali e lo
                      proclamarono insieme amici e nemici. Lo stesso ammiraglio Brown, passan-
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