Page 42 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                   do dopo alcuni anni da Montevideo, volle stringere la mano all’Eroe del Para-
                   nà ed esprimergli la sua ammirazione che sì giovane d’anni avesse saputo dar
                   prova, assieme al focoso ardimento proprio dell’età sua, di tutte le doti de’ più
                   provetti e consumati comandanti di mare.
                      L’Italia infatti il 15 agosto 1842, aveva acquistato un ammiraglio, e non lo
                   seppe allora, come non lo comprese purtroppo più tardi...».

                      Garibaldi passa alcuni mesi in Esquina per riordinare le sue lacere truppe,
                   e poi, per ordine del Governo di Montevideo, marcia su S. Francisco sull’U-
                   ruguay per riunirsi all’esercito di Rivera. Ma a San Francisco trova che Rivera
                   ne era già purtroppo ripartito per andare ad affrontare in campo aperto Ori-
                   be. Lo aveva difatti incontrato ad Arroyo Grande e ne era stato completamen-
                   te sconfitto (6 novembre 1842). Disfatta fatale, perché lasciava al feroce Ori-
                   be e alle sue truppe strada libera per marciare su Montevideo.
                      In quel frangente estremo, uomini nuovi sono assunti al governo della Re-
                   pubblica. Il nuovo ministro della guerra, il prode e generoso soldato e poeta,
                   colonnello Pacheco y Obes, grande amico di Garibaldi, si affretta a chiamare
                   a Montevideo l’Eroe nizzardo per farlo concorrere alla difesa della capitale.
                   Comincia così quell’assedio memorabile di Montevideo, durato ben 10 anni,
                   fra eroismi di ogni genere, tanto che la forte città fu paragonata a una nuova
                   Troia, per l’ardore e la tenacia posta nella magnifica difesa.
                      Si apre così il secondo atto dell’epopea garibaldina sul teatro d’azione uru-
                   guayano e cioè la grande opera compiuta dal nostro Eroe per mare e per ter-
                   ra, in difesa della città, durante quel memorabile assedio.
                      Era il febbraio del 1843. In principio, ammirato come era ormai da tutti
                   quale superbo comandante di squadra sul mare, ebbe l’incarico di creare una
                   flottiglia di piccoli legni per concorrere appunto da mare alla difesa, alla qua-
                   le la città si apprestava fortificandosi e decretando la leva in massa dei citta-
                   dini e l’armamento di tutti gli schiavi a tal fine liberati.
                      Garibaldi armò alla meglio alcuni legni mercantili e, approfittando della
                   fortunata cattura d’un brigantino nemico, ne asportò cinque ottimi cannoni
                   ed altri preziosi attrezzi, con i quali rese più forte la sua improvvisata flotti-
                   glia.
                      Frattanto però l’implacabile nemico, generale Oribe, avanzando contro
                   Montevideo, si era fatto precedere (sullo stile del suo amico Rosas) da un pro-
                   clama minacciante così terribili crudeltà, anche contro gli stranieri residenti
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