Page 164 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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            battaglione misto del Genio e servizi; 2 divisioni corazzate, comprendenti, cia-
            scuna, un comando, un reggimento di Fanteria carrista, un reggimento Bersaglieri
            motorizzato, una compagnia cannoni anticarro da 47, un reggimento artiglieria
            per divisione corazzata, una batteria contraerei da 20 (2 in guerra), una compa-
            gnia mista del Genio e servizi; 5 divisioni alpine.
               A ridosso dello scoppio del Secondo conflitto mondiale e dell’entrata in guerra
            dell’Italia, a tutte le divisioni venivano assegnati un numero e un nominativo, in
            sostituzione di quelli adottati dalle divisioni militari territoriali nel 1934; si rico-
            stituivano i battaglioni Alpini valle; veniva approntato un nuovo ordinamento che
            ampliava e completava quello del 1938 (artefice, ricordiamo, dell’introduzione
            della divisione binaria) e determinava l’assegnazione, quale elemento di mano-
            vra, di una legione della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale ad ogni
            divisione di Fanteria del tipo normale; venivano aboliti i comandi di brigata, so-
            stituiti in seguito dai comandi di Fanteria divisionale; veniva istituita una nuova
            specialità, quella dei Paracadutisti che davano poi vita, tra il 1941 e il 1942, alla
            Divisione paracadutisti e alla Divisione Nembo.
               Nel giugno del 1940 risultavano mobilitate 75 divisioni, tra cui 45 di Fanteria,
            3 autotrasportabili, 9 autotrasportabili tipo AS, 2 motorizzate, 3 corazzate, 5 alpi-
            ne, 3 celeri, 2 libiche e 3 della MVSN.
               Con l’8 settembre 1943 venivano disciolte sia le grandi unità, gli enti e reparti
            autonomi dislocati fuori del territorio nazionale (e che non riuscirono a rientrare
            nella zona controllata dal Governo regolare), sia le grandi unità, gli enti e i re-
            parti autonomi dislocati in Italia, a nord della linea Volturno-Ofanto. Ma molte
            di queste unità, prima di sciogliersi, furono protagoniste nella Guerra di libera-
            zione all’estero  e in Italia, singolarmente o all’interno del I Raggruppamento
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            motorizzato italiano che assumeva, nell’aprile 1944, il nome di Corpo italiano di
            liberazione .
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            126   Si pensi, ad esempio, alle vicende della Divisione Garibaldi operativa nei Balcani.
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                Nell’ambito della riorganizzazione dell’apparato militare effettuata tra il 1947 e il 1950
               l’Arma assumeva un nuovo ordinamento. In particolare, si segnalano come snodi centrali,
               la trasformazione dei reggimenti 2°, 6°, 7°, 9° e 10° nei reggimenti Fanteria 157° Liguria,
               40° Bologna, 78° Toscana, 9° Bari e 75° Napoli; la trasformazione dei reggimenti 3° e 8°
               in 3° Reggimento bersaglieri e 1° Reggimento Granatieri di Sardegna; la trasformazio-
               ne dei reggimenti 1°, 4° e 5° in 4°, 6° e 8° Reggimento alpini; la costituzione di 11 centri
               addestramento reclute, uno per ciascuna circoscrizione-territoriale; la soppressione della
               Brigata Aosta e della Brigata Reggio, il cui personale confluì nella ricostituita Divisione di
               Fanteria Aosta; la costituzione, a seguito della trasformazione del Comando della soppres-
               sa Brigata Calabria, del Comando militare della Sardegna; la ricostituzione dell’8° Reg-
               gimento bersaglieri, del 5° Reggimento alpini, del 31° e del 132° reggimenti carristi (sui
               quali saranno poi formate le brigate corazzate Ariete e Centauro che, a loro volta, daranno
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