Page 414 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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               La ristrettezza dell’accesso alle carte militari, anche per lo stesso personale in
            uniforme, è stata (ed è) determinata dal valore strategico che gli è stato sempre
            riconosciuto, testimoniato dalla normativa e dalle disposizioni sul «segreto mili-
            tare» e sull’apposizione delle «classifiche di segretezza». Tale motivazione è la
            ragione di alcune politiche gestionali differenziate in base alla «natura» delle
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            carte , della scelta di distruggere i documenti piuttosto che farli cadere nelle
            mani del nemico e nella volontà di quest’ultimo di catturarli; e, ancora, è appun-
            to alla base dei limiti, divenuti sempre più liberali fino all’odierna analogia con
            quelli in vigore per gli Archivi di Stato, posti all’uso «pubblico» degli archivi
            militari, su cui daremo, di seguito e per l’arco cronologico del nostro studio,
            alcune indicazioni.
               Il 1° luglio 1925 venivano predisposte, dal gen. Francesco Saverio Grazioli,
            sottocapo  di  Stato  maggiore  dell’Esercito,  le  Norme  per  la  consultazione  dei
            documenti. Nelle disposizioni non si riconosceva la presenza di documentazione
            liberamente consultabile ma si partiva dalla considerazione che tutti i documenti
            conservati dall’Ufficio storico erano sottoposti a limitazioni date dal loro carat-
            tere di «riservatezza» , applicate a chiunque chiedesse di accedere all’archivio
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               centrale, acquisita dall’Ufficio negli anni Sessanta del secolo scorso e avente, nel 2004,
               una consistenza di oltre 45.000 pezzi. La collezione, composta da album, è stata articolata
               in tre nuclei: «cartoline reggimentali», emesse da enti e comandi militari che rappresen-
               tano, graficamente, le gesta e la storia dei reparti; cartoline commemorative e propagan-
               distiche, attinenti ad avvenimenti militari e politici di speciale risonanza, sia militare che
               civile, perché relativi a episodi e gesta eroici compiuti da singoli militari o reparti; carto-
               line emesse da eserciti stranieri. Cfr. Cartoline militari, a cura di n. della volPe, Roma,
               Stato maggiore dell’Esercito, Ufficio storico, 1983; M. saPoriti, la raccolta delle carto-
               line militari dell’Ufficio storico dello Stato maggiore dell’Esercito, in «Bollettino dell’Ar-
               chivio dell’Ufficio storico», I (2001), 2, pp. 21-29. Infine, non possiamo non citare, per la
               sua unicità, il Codice Cenni, formato da figurini militari riguardanti le uniformi degli stati
               italiani preunitari, delle nazioni europee, dell’Africa, dell’Asia, dell’America e dell’Oce-
               ania, dipinti da Quinto Cenni tra il 1867 e il 1917, acquistati dall’Ufficio storico dal figlio
               dell’illustratore imolese nel 1949-1950 e poi arricchito, nel 1987, da un lascito della nipo-
               te, Minni Tomasini. Cfr. C. brialdi, Presso l’Ufficio storico dello Stato maggiore dell’E-
               sercito un irrepetibile capolavoro inedito, in «Accademie e biblioteche d’Italia», XLIV
               (1976), 1, pp. 3-16; stato MaGGiore dell’eserCito, uffiCio storiCo, Quinto Cenni. Italia
               1861-1913 (album n. 1), a cura di n. della volPe, Roma, Stato maggiore dell’Esercito,
               2000; id., Quinto Cenni. Piemonte 1814-1860 (album n. 2), a cura di n. della volPe, Ro-
               ma, Stato maggiore dell’Esercito, 2002; M. saPoriti, Archivio iconografico, in stato MaG-
               Giore  dell’eserCito, uffiCio  storiCo, Manuale delle ricerche nell’Ufficio storico…cit.,
               pp. 62-66.
            96   Ci riferiamo ai diversi criteri di gestione del carteggio «ordinario» e del carteggio «riser-
               vato» su cui abbiamo dato qualche cenno, in questo volume, alle pp. 291-347.
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                La consultabilità allora in vigore per gli Archivi di Stato partiva da una prospettiva oppo-
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