Page 441 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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La tuteLa, La conservazione e La fruizione degLi archivi deL regio esercito 441
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tire un immediato coinvolgimento emotivo del pubblico . Anche ai musei
dell’Esercito si assegnava un incarico celebrativo e pedagogico che, incentrato
sull’esaltazione del sacrificio – depurato però dal dolore, dalla fatica, dall’orrore,
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dalla violenza, subita e perpetrata – doveva contribuire al raggiungimento di
due obiettivi.
Il primo era quello di rafforzare – perlopiù tramite la mitizzazione e il culto
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del «soldato caduto» – lo spirito di corpo negli appartenenti all’istituzione
militare, spesso sottoposti a rigide condizioni di vita determinate dalla dura disci-
plina e dall’esperienza della guerra, nonché dal loro impiego per il mantenimen-
to dell’ordine pubblico – occorreva intervenire, con una certa frequenza, per
sedare le agitazioni popolari −; attività che ingenerava una difficoltà «psicologi-
ca» dovuta all’ostilità e alla diffidenza espresse dall’opinione pubblica. Il secon-
do obiettivo, rivolto principalmente all’esterno della compagine militare, era di
modificare proprio quel «sentire comune», di cui abbiamo accennato in prece-
denza, che identificava il mondo «in divisa», e in primo luogo l’Esercito, come
«braccio armato» dei ceti conservatori e reazionari.
Abbiamo scelto l’Istituto storico e di cultura dell’Arma del genio e i musei
storici dei Bersaglieri e dell’Arma dei carabinieri reali come «osservatorio» per
comprendere in che modo i caratteri impressi a questi enti durante la fase istitu-
tiva, nel tempo, abbiano influenzato e causato il dissolvimento della loro compe-
tenza «conservativa» in materia di archivi, fin dalle origini pensata, a differenza
dell’Ufficio storico, anche con finalità di utilizzo pubblico .
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179 Si rinvia ai citati studi di Massimo Baioni La «Religione della Patria». Musei e istituti del
culto risorgimentale (1884-1918) e Risorgimento in camicia nera. Studi, istituzioni, musei
nell’Italia fascista.
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Che traspare invece dalle fonti istituzionali ufficiali e, soprattutto, da quelle che vengono
definite «le scritture dell’io» come gli epistolari, i diari e le autobiografie. Su quest’ultimo
tipo di fonte cfr. f. Caffarena, Lettere dalla Grande guerra. Scritture del quotidiano,
monumenti della memoria, fonti per la storia. Il caso italiano, con presentazione di a.
Gibelli, Milano, Unicopli, 2005 (Biblioteca di storia contemporanea, 17).
181 Riferimenti obbligatori P. fussel, la Grande guerra e la memoria moderna, Bologna, il
Mulino, 1984 (Le occasioni, 1) e G.l. Mosse, Le guerre mondiali. Dalla tragedia al mito
dei caduti, Roma-Bari, Editori Laterza, 1990 (Storia e società).
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Per quadro generale dei musei dell’Esercito cfr. Musei militari, a cura dello stato MaG-
Giore della difesa, uffiCio doCuMentazione e staMPa, Roma, s.e. [Stato maggiore Dife-
sa], s.d. [1989] ; stato MaGGiore dell’eserCito, uffiCio storiCo, Musei, sacrari e cimiteri
militari, Roma, Ufficio storico SME, 1989; M. PuCCiarelli, Esercito e tradizioni a Roma,
Torino e Pinerolo. Un viaggio negli storici musei militari d’Italia, Roma, Stato maggiore
Esercito, s.d. [1990]; ei-eserCito, I musei storici dell’Esercito, Roma, Ufficio storico del-
lo Stato maggiore dell’Esercito, 2008.