Page 501 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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La tuteLa, La conservazione e La fruizione degLi archivi deL regio esercito 501
nella sua attività di acquisizione di documenti. La questione iniziò con l’idea di
organizzare, presso il Castello, un congresso per la storia del Risorgimento e di
allestire, contemporaneamente, anche una mostra che, secondo la commissione
ordinatrice, doveva compiere la sistematica «catalogazione di tutti i documenti»
che riguardano le vicende dell’unità nazionale:
L’Archivio storico [dell’Esercito] potrebbe certamente contribuire in qualche
modo a quest’opera di divulgazione, col far conoscere i numerosi documenti di
cui esso è in possesso. Però non parrebbe opportuno la spedizione dei documenti
alla mostra di Milano. Tutto il carteggio è rilegato in grossi volumi in folio, ed in
questi si trovano frammischiati documenti di alto interesse storico ed altri di
minore importanza. Il numero dei volumi ascende a circa 850. Oltre a questo fatto,
materiale, altro d’indole morale conviene indicare, ed è che fra i documenti ve ne
sono di quelli che trattano questioni disciplinari e delicate relative a persone anco-
ra viventi, o le cui famiglie sono presenti e non vedrebbero con piacere quelle
occasioni entrare nel dominio pubblico. Per evitare ciò occorrerebbe togliere quei
documenti dai volumi, ciò che esigerebbe un lavoro non indifferente e una spesa
notevole. | Meno difficile invece sarebbe la compilazione di un catalogo sistema-
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tico dei documenti, rispondendo così all’idea che ha fatto nascere il congresso .
In seguito alla circolare pubblicata nel novembre 1924 dal Museo del Risorgi-
mento nazionale di Milano, finalizzata all’acquisizione di carte sulla Grande
guerra, l’Ufficio storico, nella persona del gen. Emilio Sailer, scriveva alla
Segreteria militare del Gabinetto del Ministero della guerra, criticando alcune
delle finalità dell’iniziativa milanese:
detta circolare, dopo aver specificato gli elementi della documentazione ufficiale
che debbano far capo all’Ufficio storico (…), precisava col seguente inciso il
materiale che poteva essere raccolto dal Museo: | «…lettere, memorie, diari nei
quali uomini politici, diplomatici, religiosi, veterani, fermarono il ricordo dei fatti
ai quali avevano partecipato, e che appunto perché non erano compilati per ottem-
perare a disposizioni legali o disciplinari, costituiscono spesso per la loro sinceri-
tà e spontaneità, documenti del più saliente interesse per chi voglia fare la storia
delle guerre dal punto di vista psicologico e sociale, e trattare uno degli innume-
revoli e suggestivi aspetti della storia degli uomini in guerra». | E più avanti
chiariva ancora meglio questo concetto facendo presente che, dopo il congela-
mento delle masse operanti…«difficilmente potrebbe indagare come quei reduci
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Pro-memoria, [a cura del] capo Ufficio storico col. Enrico Barone, in AUSSME, L 3. Studi
particolari, b. 275 (già 278), fasc. «L’Ufficio storico socio della Soc. nazionale per la sto-
ria del Risorgimento e dell’Istituto coloniale italiano, 1925».