Page 502 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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               abbiano giudicato la guerra, come l’abbiano vissuta, quale rapporto psicologico vi
               sia stato fra l’uomo e il fenomeno grandioso che per cinque anni ha turbato la vita
               sociale,  mentre  è  interessante  sapere  come  questi  combattenti  abbiano  influito
               sulla condotta della guerra, sulla formazione delle correnti politiche, sulla deter-
               minazione insomma di quella che costituisce la storia ufficiale della guerra».

            Sennonché, sottolineava l’ufficiale, dopo tali premesse, la circolare entrava in
            ambiti di esclusiva competenza dell’Ufficio storico, elencando, tra i documenti
            oggetto della raccolta, i diari di guerra, gli interrogatori dei prigionieri, i diari e
            le memorie dei cappellani militari, gli originali e le copie di relazioni sulle ope-
            razioni di guerra, gli ordini e le circolari di comandi e di autorità militari, le
            inchieste disciplinari e i verbali dei processi verbali. Ricordava poi come allo
            stesso Comitato nazionale per la storia del Risorgimento, unico ente statale per
            la storia del Risorgimento, non era stata riconosciuta la competenza di raccoglie-
            re documenti militari originali di pertinenza dello Stato. E, ancora, appoggiando-
            si alla legislazione archivistica allora in vigore, Sailer sottolineava che gli atti
            ufficiali originali che si riferivano alla guerra, o le copie di essi, entravano nella
            categoria dei carteggi contemplati dall’art. 76 del r.d. 2 ott. 1911, n. 1163, in base
            al quale lo Stato aveva recuperato le carte Ameglio, Cosenz e Fanti e che lo stes-
            so Regolamento per gli Archivi di Stato prescriveva, all’art. 80, la pubblicità dei
            documenti di carattere tecnico-amministrativo dopo trent’anni dalla loro data di
            produzione. Infine, proponeva come soluzione quella di

               1°) Comunicare a S.E. il comandante del Corpo d’armata di Milano che si emane-
               rà una circolare per richiamare le autorità militari e più particolarmente gli ufficia-
               li dipendenti all’osservanza delle prescrizioni in vigore nei riguardi dei carteggi di
               carattere riservato, per cui nessun ente e nessuna persona che appartenga all’Eser-
               cito può conservare documenti ufficiali che spettano all’Ufficio storico (…). | E
               incaricare  nello  stesso  tempo  lo  stesso  Comando  di  sorvegliare  l’affluenza  dei
               documenti al Museo, segnalando all’Ufficio storico quelli sui quali occorresse di
               richiamare  l’attenzione  del  Comune  di  Milano  per  l’applicazione  di  eventuali
               disposizioni  da  stabilirsi  dal  Ministero  della  guerra.  |  2°)  Inserire  nel  Giornale
               militare una breve circolare nella quale si prescriva ai vari comandi territoriali di
               tenersi informati e di comunicare all’Ufficio storico, se esistono presso comandi di
               brigata, di reggimento, di deposito, e presso direzioni e istituti miliari o tuttora
               conservati da qualche ufficiale, altri documenti di valore storico inerenti alla gran-
               de  guerra  oltre  a  quelli  già  precedentemente  notificati  all’Ufficio  stesso.  |  3°)
               Emanare un’istruzione riservata ai comandi di corpo d’armata, citando l’iniziativa
               del Comune di Milano e pregandoli di mantenersi al corrente di analoghe iniziati-
               ve che sorgessero in città comprese nella loro giurisdizione territoriale, comuni-
               candole per opportuna norma all’Ufficio storico. | Con tali provvedimenti, è da
               ritenersi che si potranno ovviare dispersioni di carteggi ufficiali fuori della loro
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