Page 80 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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tutta l’autorità di un comandante di corpo; era sotto la dipendenza immediata del
proprio generale. Sotto l’autorità di quest’ultimo, il capo di Stato maggiore aveva
la direzione e la responsabilità del servizio dello Stato maggiore della propria
unità che ripartiva e utilizzava nel modo più opportuno per soddisfare le esigenze
del servizio stesso. Inoltre, a lui spettava di regolare il lavoro di cancelleria e il
servizio giornaliero.
Le funzioni del capo di Stato maggiore dell’Esercito, che era coadiuvato dal
sottocapo, si estendevano a tutte le operazioni dell’Esercito. Preparava e coordi-
nava tutti gli elementi che potevano giovare al comandante in capo per la condot-
ta della guerra; traduceva il pensiero del comandante in capo in ordini impartiti
ai comandi delle grandi unità e alle intendenze (intendenza generale e intendenze
d’armata).
Ai comandanti di quartier generale era attribuito il servizio di vigilanza, di
polizia e disciplina del personale di truppa del rispettivo Stato maggiore; nel ser-
vizio interno degli accantonamenti erano incaricati del disimpegno delle pratiche
analoghe a quelle del servizio territoriale nei presidi in tempo di pace.
Il comandante generale dell’Artiglieria e il comandante generale del Genio
avevano l’alta direzione di tutto il servizio d’artiglieria e del genio presso l’E-
sercito, sotto gli ordini del comandante in capo di cui erano organi consulenti
per quanto riguardava l’impiego delle rispettive armi. I comandi d’Artiglieria e i
comandi del Genio d’armata e di corpo d’armata erano organi tecnici del coman-
dante della rispettiva grande unità in materia d’impiego delle due armi. Inoltre,
i comandi d’Artiglieria e del Genio di corpo d’armata funzionavano come dire-
zioni dei rispettivi servizi e svolgevano direttamente con le intendenze d’armata
le relazioni tecniche e amministrative che si riferivano ai servizi di artiglieria e
del genio.
L’intendente generale, sotto l’autorità del comandante in capo, aveva l’alta
direzione di tutti i servizi amministrativi presso l’Esercito in campagna (sanità,
commissariato, telegrafico, postale, trasporti e tappe, veterinario, rifornimento
dei materiali d’artiglieria, Carabinieri reali) e ne regolava l’andamento generale.
L’intendente d’armata, pur conformandosi alle direttive dell’intendente genera-
le, era responsabile verso il comandante della propria armata della opportuna
provvista dei mezzi necessari all’armata e degli sgombri sulle retrovie. Stabiliva,
quindi, come si doveva mantenere il legame fra i servizi di 1ª linea e quelli di 2ª
linea e come sfruttare le risorse locali, proponendo al comandante dell’armata la
delimitazione delle zone di alimentazione fra i differenti corpi d’armata. Vigilava
al regolare funzionamento del servizio di tappa e all’incetta delle risorse locali;
disponeva per l’impianto, formazione e spostamento degli stabilimenti avanzati,
intermedi e di tappa.
Nei territori in stato di guerra le autorità territoriali, pur conservando i loro

