Page 83 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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L’ordinamento e iL funzionamento deL regio esercito 83
go di forze sempre più numerose in spazi sempre più ampi, all’importanza tattica
assunta dall’artiglieria, dai lavori del Genio e dalle fortificazioni, alla riconfer-
mata possibilità della Cavalleria di agire come massa d’urto e, soprattutto, alle
esigenze logistiche alle quali era, fin d’allora, subordinata l’indefinibile durata
delle campagne: tali elementi imposero la collaborazione di soggetti qualificati
al fianco del comandante supremo e degli alti comandanti subordinati. Questa
attività di collaborazione al servizio dei comandanti responsabili – data la loro
impossibilità fisica e intellettuale di coordinare tutti i dettagli relativi all’orga-
nizzazione, all’amministrazione, all’addestramento e all’impiego di un esercito
o di sue unità – si manifestava sia nell’elaborazione dei piani sia nel controllo
delle situazioni durante la condotta delle operazioni, con lo scopo di effettuare il
tempestivo intervento, nel luogo e nel tempo più convenienti, di forze superiori
a quelle del nemico. Nell’Esercito svedese lo Stato maggiore del Quartier gene-
rale e dei comandi periferici, venne articolato nel comandante e nei responsabili
di particolari e ben definite funzioni operativo-logistiche, di giustizia, di polizia
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militare, di sanità e di culto ; inoltre, facevano parte dello Stato maggiore del
Quartier generale i comandanti d’arma e il capo degli esploratori.
In particolare, lo Stato maggiore svedese si caratterizzò nel perfezionamento
della tecnica logistica e nell’importanza attribuita all’attività informativa. Per la
branca logistica operava uno Stato maggiore di commissari che riforniva i reggi-
menti di viveri, successivamente distribuiti alle truppe da un ufficiale maggiore
in organico allo Stato maggiore reggimentale. Per la branca informativa, il capo
degli esploratori, inserito per la prima volta nel Quartier generale, agiva autono-
mamente con il diretto apporto al Comando delle valutazioni sul nemico; valuta-
zioni che divennero così elemento determinante delle decisioni.
Ben presto il sistema ideato da Gustavo Adolfo influenzò gli eserciti dei princi-
pali stati europei: nel Brandeburgo nel 1635, sotto il regno di Federico Guglielmo,
fondatore dello Stato prussiano; in Francia nel 1639, quando Richelieu assunse in
servizio Bernard de Saxe-Weimar insieme ai resti delle forze di Gustavo Adolfo;
in Inghilterra nel 1650, quando Oliver Cromwell, in base all’esperienza della
guerra in atto nei Paesi Bassi, istituì l’«Armata nuovo modello». Sebbene si pos-
sa affermare che anche in Italia le origini degli stati maggiori risalgono, analoga-
mente ai principali stati europei, alla metà del secolo XVII, solo alla fine del se-
colo XVIII si registra una impostazione «moderna» del Corpo di Stato maggiore
come testimoniato dall’esperienza del Regno delle Due Sicilie e della Monarchia
piemontese. In particolare, nel Regno di Sardegna Carlo Emanuele IV istituiva
nel 1774 il Piccolo Stato maggiore dell’Armata, affidato all’aiutante generale
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Quest’ultima funzione era collegata alle caratteristiche religiose dei conflitti di quella epoca.

